Invito per un assassinio, la recensione

Versione spagnola di Knives Out, Invito per un assassinio manca tutto il buono del suo modello e non riesce a imitarne il tono

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Invito per un assassinio, il film disponibile su Netflix dal 5 ottobre

Anche senza conoscere la storia produttiva di Invito per un assassinio non è difficile intravedere in esso un clone di Glass Onion, il secondo capitolo di Knives Out. Almeno nelle premesse della storia e nell’impianto visivo. Un gruppo di persone è attirato in un luogo isolato (una casa sulla spiaggia) dall’invito di una conoscente comune molto abbiente, per un gioco misterioso. Tra queste la nostra protagonista è una podcaster che si occupa di indagini. Ci sarà un omicidio su cui indagare e proprio lo scavo nelle storie di ognuno e nei loro legami porterà in superficie trame, segreti e falsità. 

A fare la differenza e rendere Invito per un assassinio una versione dozzinale del suo modello (di cui, vale la pena ricordarlo Netflix detiene i diritti di sfruttamento) è il fatto che oltre a mancare totalmente una scrittura capace di muoversi con divertimento e agilità nella gabbia della struttura cui aderisce. In prima battuta manca lo star power che inietta un piacere visivo e epidermico. Le caratterizzazioni dei singoli personaggi sono estreme e grottesche come ci si può aspettare, ma la giocosità dell’operazione, quella superficiale (ma goduriosa) capacità di intrattenere coinvolgendo il pubblico in una corsa piena di risate e ammiccamenti, che è tanto più leggera quanto più viene confezionata con cura maniacale, è assente. 

Non va meglio con la detection, cioè la parte della trama in cui la protagonista procede di indizio in indizio per arrivare al colpevole. Lì il problema non è tanto che il meccanismo di deduzione sia povero (in fondo anche quello di Knives Out è così implausibile da far venire l’idea che tutto sia valido e tutto possa accadere) ma che la detective non ha nessuna personalità, è un non-personaggio. Non deve essere per forza un Poirot, ma la presenza di un carattere forte, sia per autorità, che per remissività, per ingenuità (come il tenente Colombo) o per reclusività, è ciò che consente di ammirare gli snodi e divertirsi. Se il detective, come accade qui, è una persona ordinaria che non si distingue nemmeno per un’eccessiva ordinarietà, allora la sua avventura sarà come lei, priva di carattere.

Una seconda parte cercherà anche di prendere delle pieghe più grandi e politiche, di suggerire delle implicazioni maggiori del solo gioco di omicidi, distaccandosi dal modello di Knives Out (che, vale la pena ribadirlo, è il modello di Agatha Christie classico poi), senza nessun beneficio apparente e negando poi un gran finale spettacolare.

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