Invincible vol. 22: Reboot?, la recensione

Abbiamo recensito per voi il 22° volume di Invincible, opera di Robert Kirkman e Ryan Ottley

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

Mentre la Terra vive una stagione di pace e prosperità, in cui la criminalità e calata e l’economia è in crescita, Mark Grayson, alias Invincible, sua moglie Eve, alias Atom Eve, e la loro figlia si stanno lentamente ambientando su Talescria. Popolato da insetti giganti e creature deformi, il pianeta indicatogli da Allen, capo della Coalizione dei Pianeti, non sembra però l’ambiente ideale in cui i due ex eroi possano crescere la propria piccola, Terra.

Non è questo l’unico problema di Mark: costretto a indossare nuovamente il costume da supereroe, è sulle tracce di Thragg insieme all’esercito spaziale della Coalizione. Uscito vittorioso dallo scontro con Battle Beast nel precedente volume, il viltrumita sta perpetuando il suo folle piano di creare un suo esercito personale e di ripopolare la sua razza. Il tentantivo arrestare questa lenta ma inesorabile ascesa spinge Mark in un’avventura oltre i limiti dello spazio-tempo, in quello che - di primo acchito - potrebbe sembrare un rilancio della serie.

Il ventiduesimo volume dedicato alla creatura di Robert Kirkman si intitola infatti Reboot?, domanda a cui il lettore troverà una risposta solo una volta giunto al termine di questo incredibile arco narrativo. La serie Skybound ideata dallo sceneggiatore di Richmond si è sempre contraddistinta dalla vasta schiera di titoli supereroistici per la brillante capacità di rivisitare un genere troppo spesso impaludato in soluzioni abusate. Sulle pagine di Invincible, infatti, gli elementi narrativi cardine del fumetto supereroistico - in questo caso la continuity - vengono presi e piegati all’esigenze di scrittura senza alcuna riverenza, e questo nuovo ciclo di storie ne è la riprova.

Torniamo indietro nel tempo, alle prime sequenze che hanno immortalato la trasformazione di Mark e condotto il giovane nell’olimpo dei supereroi. Un’occasione per rivivere l’emozionante esordio di questa epopea ma con la possibilità di correggere i piccoli errori commessi qua e là. Lo spirito di abnegazione e la dedizione al sacrificio del protagonista, però, sono messi a dura prova dalla scelta che è costretto a operare: il bene collettivo è sempre anteposto a quello personale, oppure l’essere diventato padre ha definitivamente cambiato la natura di Mark?

In questo nuovo appuntamento, Kirkman continua a lavorare attentamente sulla psicologia dei personaggi, in particolare quelle di Mark ed Eve, e sulle tante difficoltà che una giovane coppia deve affrontare quando nasce un figlio. Alle difficoltà conseguenti al vivere un'esperienza simile e al trasferirsi su un pianeta alieno, si aggiungono ora la tensione generata dalla mancata cattura di Thragg e il duro confronto con il padre di Mark, qualcosa che sembrava da tempo archiviato: una polveriera di avvenimenti che metterebbe al tappeto anche lo spirito più forte.

Il volume, dunque, mantiene vive le sue due componenti principali: quella introspettiva, che ci permette di esplorare a fondo i pensieri dei protagonisti, e quella più immediata, che non perde la voglia di stupire con scontri cruenti e avventure spaziali in cui l'azione è un elemento centrale. La bilancia, questa volta, pende più dalla parte della prima, ma la portata dei cambiamenti e dei colpi di scena a cui viene sottoposto il lettore è tale da non far rimpiangere nulla.

Puntare prevalentemente sugli stati d’animo di Mark e soci fa sì che le tavole di Ryan Ottley accantonino momentaneamente il dinamismo ipercinetico dei precedenti volumi per soffermarsi sull’espressività dei personaggi. La scelta operata in tal senso porta il disegnatore a realizzare primi piani intensi, caratterizzati da una forte componente emozionale. Non mancano momenti in cui l'artista lascia andare l’immaginazione a briglia sciolta, come nella realizzazione di alcuni mondi alieni davvero incantevoli. Inutile ribadire che l'equilibrio compositivo e lo stile sintetico di Ottley supportino magnificamente questa ottima serie.

Reboot? porta avanti una narrazione che sembra non conoscere cali o battute di arresto. La corsa continua, e, dopo essere rimasti con la bocca aperta per il cliffhanger conclusivo, la voglia di leggere il prosieguo è tanta.

Continua a leggere su BadTaste