Invincible vol. 18: La Morte di Tutti, la recensione
Invincible vol. 18: La Morte di Tutti raccoglie i numeri a cavallo del fatidico numero 100, risolvendo intrecci sviluppatisi con un crescendo eclatante
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Invincible, la testata che ha dato il via alla nuova linea supereroistica della Image, taglierà il traguardo delle 120 uscite in USA domani. La morte di tutti raccoglie i numeri a cavallo del fatidico numero #100, portando a termine parecchi intrecci sviluppati precedentemente, compreso il macro-story-arc che ha visto coinvolto nuovamente Dinosaurus, tre volumi fa, nel 15-esimo TP, il primo inedito della gestione Saldapress. Nel frattempo Mark e il grosso uomo rettile sono diventati amici ed alleati, sventando più di una minaccia. Come quella di Allen, il capo della coalizione dei pianeti che insieme al fratellastro di Invincible, Oliver, intendeva riversare sulla Terra il Virus Flagello per colpire gli indomiti Viltrumiti, qui rifugiatasi dopo la guerra. Nell'impresa di evitare un possibile contagio anche della razza umana, il protagonista era stato infettato, riuscendo a guarire ma perdendo i propri poteri.
È un albo particolarmente ricco di colpi di scena e momenti piuttosto truculenti. Il titolo è emblematico, in questo senso. In alcuni casi paiono acuti splatter forse meglio adatti al più blasonato titolo horror zombie dell'autore, qui celebrato con una citazione a Michonne. L'ironia che domina la serie, anche questa volta stempera brillantemente la drammaticità delle sequenze e, sul finale, il terribile scontro tra Thragg e Omni-Man viene equilibrato con un intermezzo d'atmosfera di pace e tenerezza tra Mark e Eve. La trama è intensa, concitata e come sempre intrisa di vita quotidiana: quella di cui ha esperienza il lettore, fatta di liti e problemi familiari, segreti dolorosi o meno, piccole e grandi gioie. La formula vincente delle creazioni di Robert Kirkman sembra quasi una regola matematica: mutando il genere dell'opera, il risultato non cambia. Che si tratti di horror, fantascienza o noir, di zombi, ladri, alieni e supereroi, al centro delle storie del geniale scrittore americano sta sempre l'uomo con la sua varietà e fragilità di rapporti, con la luce e il buio del suo animo.