Invictus - la recensione

1994, il neoeletto presidente sudafricano Nelson Mandela punta tutto sul rugby per riunificare il Paese. Una storia avvincente nella realtà, peccato che la pellicola di Clint Eastwood sia televisiva e soporifera...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloInvictusRegiaClint Eastwood
Cast
Morgan Freeman,  Matt Damon, Tony Kgoroge, Patrick Mofokeng, Matt Stern, Julian Lewis JonesUscita12 febbraio 2010La scheda del film

Sarebbe bello poter fare per i film quello che avviene per le degustazioni di vino professionali, ossia una prova alla cieca, senza conoscere l'etichetta (e quindi magari anche il blasone) del prodotto che si sta assaggiando. In questo modo, probabilmente certi pareri cambierebbero in maniera drastica, senza doversi preoccupare di criticare un regista leggendario.

Il caso di Invictus mi sembra emblematico. Se togliamo il nome di Clint Eastwood dietro la macchina da presa e magari quelli di Morgan Freeman - Matt Damon come protagonisti (gli altri comprimari sono pressoché sconosciuti al grande pubblico), verrebbe da pensare di assistere a un prodotto televisivo medio come tanti altri, magari non bruttissimo, ma che sicuramente con il grande cinema non ha nulla a che fare.

Il grande sbaglio di Invictus è soprattutto quello di non capire bene che storia si vuole raccontare. Quella di Nelson Mandela? Difficile dirlo, visto che abbraccia soltanto un anno della sua straordinaria vita. Quella di François Pienaar, capitano della nazionale di rugby, e della sua squadra? Non proprio, visto che tutto sostanzialmente viene visto con gli occhi di Mandela. Il rapporto tra loro due allora? Direi di no, considerando che saranno in scena insieme meno di dieci minuti.  

E poi, sembra che Eastwood, di fronte a una storia così 'grande' abbia deciso di riprendere tutto con stile piuttosto sciatterello e didascalico, riempiendo lo schermo di dialoghi talvolta retorici, ma soprattutto senza un guizzo espressivo. E' vero anche che, quando ci presenta le 'visioni' di Pienaar, viene voglia di ritornare alla piattezza precedente.

La mancanza di complessità si nota anche nei protagonisti. Il Nelson Mandela di Morgan Freeman è più una questione di accento sudafricano che di interpretazione memorabile, anche perché fa un po' ridere vedere questa figura pensare per un anno solo al rugby (e d'accordo il valore sociale, ma non esageriamo). Pienaar invece, nonostante sia cresciuto con un padre ultrarazzista, ci viene presentato subito pronto a seguire la strada di Mandela. Magari sarà anche la verità storica, ma produce un personaggio monodimensionale. Gli altri ruoli praticamente non sono pervenuti, a parte il commentatore sportivo che almeno si nota.

E a proposito di sport, il confronto con un altro prodotto molto simile e che raccontava un altro miracolo agonistico, ossia Miracle (sulla storica vittoria della nazionale di hockey americana contro i sovietici alle Olimpiadi del 1980), vede Invictus decisamente sconfitto. Dove quella pellicola non si vergognava affatto di raccontare una storia umana in ambito sportivo, qui sembra che la competizione sia una questione troppo 'bassa' e si tenti disperatamente di affrontare il quadro molto più complesso di un Paese che cambia. Tentativo fallito, purtroppo.  

In tutto questo, qualche momento leggermente più ispirato c'è. Penso all'arrivo della squadra nelle baracche o al momento iniziale della visita all'ex prigione di Mandela. Ma decisamente poco rispetto alle attese. Insomma, se c'è una cosa di cui si può star sicuri con Clint Eastwood è proprio che non ci sono sicurezze. L'anno scorso l'accoppiata Changeling - Gran Torino figurava in testa alla mia top ten dei film del 2008. Adesso Invictus risulta forse la mia maggiore delusione per il 2009. Di sicuro, non è un regista scontato, nel bene e nel male...

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