Inventing Anna (miniserie): la recensione

Inventing Anna è uno show costruito per essere impeccabile e pur raggiungendo in molti versi lo scopo, non riesce a svelare il mistero che è Anna Delvey

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Inventing Anna (prima stagione): la recensione

È facile intuire il motivo per cui Shonda Rhimes abbia messo gli occhi sulla storia di Anna Delvey, interpretata da una brillantissima Julia Garner, perché Inventing Anna rappresenta un po' tutto quello per cui l'autrice e la sua casa di produzione sono così famose: è una serie al femminile diversa ed interessante, con molti risvolti sorprendenti, la cui protagonista non crede di dovere nulla a nessuno ed è così pienamente convinta di meritare di avere successo nella vita, da diventare la peggiore nemica di se stessa. Un contenuto brillante con un materiale umano potenzialmente esplosivo.

La serie trae ispirazione da un famoso articolo pubblicato il 28 maggio del 2018 su The Cut a firma di Jessica Pressler, Vivian nello show (Anna Chlumsky) e, proprio attraverso la prospettiva della giornalista, racconta l'incredibile storia di Anna Delvey, una giovane sedicente ereditiera tedesca che riuscì misteriosamente ad entrare nella ristretta cerchia dell'elite newyorkese per essere poi smascherata come una truffatrice, provocando non poco imbarazzo tra molti nomi noti dell'altra finanza.

Inventing Anna è solo l'ultimo di una lunga lista di prodotti televisivi che, tra serie e documentari, sembrano essersi accorti quanto interessanti siano le storie che raccontano le imprese di vari truffatori che hanno fatto la loro stessa sfortuna e non è sicuramente un caso che, nell'arco dei 9 episodi di cui è composto lo show, venga nominato almeno un paio di volte il Fyre Festival, perché sicuramente il pubblico è affascinato da queste peculiari personalità di uomini e donne convinti, con una certa arroganza, di poter conquistare il mondo senza troppi sforzi, che finiscono inevitabilmente per scontrarsi con la realtà.

Nonostante, come accennavamo, in Inventing Anna il punto di vista di Vivian sia quello attraverso il quale ci viene raccontata la storia della protagonista, non vi è dubbio che colei che domini lo schermo dall'inizio alla fine sia Julia Garner, con il suo curatissimo accento, l'atteggiamento snob ed una quasi patologica mancanza di provare o esprimere rimorso o a volte persino emozioni. Nella sua essenza Anna è un personaggio di non facile interpretazione, una bugiarda patologica convinta di muoversi nel bel mondo newyorkese grazie alla sua intelligenza superiore, che tuttavia non l'aiuta a comprendere quando sia opportuno far cadere la maschera e mostrare se stessa, non fosse altro per difendersi da un'accusa di truffa aggravata durante un processo nel quale si è dimostrata la sua peggiore nemica.

Ciò che abbiamo apprezzato di questo show è il modo implicito con cui viene sottolineato come Anna Delvey sia riuscita nella sua impresa perché era una giovane donna bianca con l'atteggiamento giusto, una privilegiata secondo gli standard dello società, ma anche come, una volta aperto il vaso di Pandora, questa stessa persona portata su un palmo di mano da molti, abbia subito una punizione davvero molto severa per i suoi crimini, quantomeno se paragonata ad altre persone che sono state invece accolte ed accettate dalla società, principalmente perché uomini (come l'ex Presidente Trump, che non a caso viene nominato un paio di volte nello show), senza tuttavia fare del politically correct il leitmotiv dello show o spiegando insistentemente una realtà che è resa ovvia dagli eventi stessi.

Sebbene Inventing Anna funzioni perché racconta una storia genuinamente affascinante, la miniserie manca comunque di qualcosa, rendendo per esempio molto difficile trovare una connessione emotiva con Anna, nei confronti della quale si sente la mancanza di un più approfondito approccio psicologico, per comprendere come, dalle sue origini, sia arrivata ad ordire il suo piano o a quale punto della sua vita la finzione che aveva messo in piedi sia diventata per lei una realtà dalla quale non è più riuscita a scollarsi. Pur essendo uno show indiscutibilmente centrato sulla sua storia, curiosamente Anna resterà un enigma insoluto fino alla fine.

Se quindi nell'impeccabile performance della Garner manca un tocco di umanità o forse meglio negli autori il coraggio di andare oltre alla facciata, arrischiandosi a presentare al pubblico una versione inedita del personaggio che la vera Anna è stata, le persone che la circondano offrono invece un panorama umano piuttosto vario di reazioni al dorato imbroglio che si è dimostrata la vita della protagonista. C'è l'amica fidata che le resta accanto nonostante tutto, la conoscente un po' superficiale che approfitta dei privilegi concessi dallo stile di vita di Anna per venire poi severamente punita (e forse giudicata anche con inusuale durezza), c'è l'indipendente professionista che non si lascia abbindolare, l'avvocato affascinato ed anche tremendamente frustrato dall'incrollabile sicurezza della sua cliente ed, infine, c'è Vivian, una professionista in cerca di riscatto che fiuta la storia giusta e che riesce a portarla sulla carta con determinazione ed empatia, che tuttavia non risulta mai davvero particolarmente intrigante.

Inventing Anna è uno show costruito per essere impeccabile e se pure in molti sensi raggiunge lo scopo, nel suo evidente tentativo di fare sensazione sembra perdere di vista qualche elemento umano importante, che finisce purtroppo per perdersi nella grandeur della storia.

La miniserie Inventing Anna, firmata Shondaland, debutterà venerdì 11 febbraio su Netflix.

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