Invasion: la recensione dei primi episodi

Invasion, nonostante il titolo, non parla davvero di una invasione aliena, ed è molto più simile a The Leftovers

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Invasion: la recensione

Se cercate una serie tv su un'invasione aliena, passate oltre. Invasion, nonostante il titolo, non parla di questo. Invece, è molto più simile a The Leftovers, e non solo per la presenza di Max Richter alle musiche. La serie di Simon Kinberg (la saga degli X-Men) e David Weil (Hunters) si concentra solo sulle reazioni umane e individuali ad un evento globale. Costruisce molto lentamente tante piccole storie che si svolgono in tutto il mondo e che potrebbero trovare un loro senso anche senza la catastrofe globale. Quando questa arriva, sempre con tempi molto dilatati, la prospettiva rimane sempre quella piccola delle persone che ne sono investite, sempre con i loro drammi personali che si trascineranno dentro la vicenda. Invasion è un progetto dalla premessa coraggiosa e non scontata, ma tutto questo potrebbe non bastare rispetto al risultato finale.

I protagonisti, come detto, sono davvero tanti e tutti slegati tra di loro. C'è lo sceriffo quasi pensionato John Bell Tyson (Sam Neill), c'è Aneesha Malik (Golshifteh Farahani), una donna di origini siriane che deve affrontare una crisi familiare, c'è Mitsuki Yamato (Shioli Kutsuna), nel programma spaziale giapponese, e ancora il militare Trevante Ward (Shamier Anderson) e il giovane Casper Morrow (Billy Barratt) che viene bullizzato a scuola. Ognuno di loro porta in dote una storia che come detto potrebbe bastare a sé e che nella prima puntata viene esplicitata e introdotta. Quando la catastrofe globale arriva e li colpisce tutti in modo diverso, i loro drammi non scompaiono, ma diventano a quel punto il filtro per raccontare l'accaduto.

Una donna in crisi col marito dovrà gestire questa rottura per il bene dei figli, un bambino solitario dovrà affrontare altre vessazioni in un ambiente pericoloso, e così via. Nel prendere questa strada, Invasion ribalta del tutto il punto di vista da survival che di solito riunisce gruppi molto eterogenei in nome della ricerca della sopravvivenza. Qui invece la vicenda singola è sempre il punto focale della storia. Una volta assunta questa considerazione, gli stessi alieni cambiano radicalmente il loro senso all'interno della vicenda. L'evento sconvolgente vale appunto proprio perché impone una grande eccezione, un grande elemento di rottura, qualcosa che arriva dall'ignoto e scuote vite già frammentate. Appunto, è The Leftovers.

Chi si aspetta di vedere un energico e frenetico racconto di azione, sopravvivenza, lotta, qui troverà ben poco di suo interesse. E questo potrebbe essere l'elemento critico di Invasion, serie in verità finora bocciata generalmente sia da pubblico che critica. La serie ci mette davvero tanto a ingranare, e non è che dopo tre episodi si siano fatti grandi passi in avanti. Ma in realtà il punto è proprio questo, probabilmente non esiste un punto al quale arrivare, e il concept della serie è già qui: un racconto drammatico sullo sfondo di una catastrofe che accomuna tutti. Ed è evidente, tenuto conto di quest'ultima descrizione, che Invasion si presti a tanti tipi di lettura diversa (primo fra tutti l'attuale crisi globale). Sì, sono gli alieni, ma nel loro essere indecifrabili e lontanissimi, sono anche presenze quasi sovrannaturali.

Il loro arrivo coincide – o coinciderà – con un'illuminazione, un risveglio, forse un punto di non ritorno per tante vite che non avevano una direzione fino a quel momento. Il tutto raccontato con – va detto – una grande coerenza di fondo. Una prospettiva globale, quindi anche utilizzo dei sottotitoli, e un buon cast egualmente utilizzato e valorizzato. In ogni caso, sarà facilissimo capire se Invasion è o no la serie che fa per voi.

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