Invaders vol. 1: Spettri di guerra, la recensione
L'ottima scrittura di Zdarsky dà vita a una solida rilettura in chiave moderna del primo super gruppo Marvel
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Dopo aver salutato con gioia il ritorno dei Defenders originali, accogliamo con entusiasmo quello dei leggendari Invaders, primo vero super gruppo della Marvel (seppur introdotto tramite retcon).
Sfruttando un nuovo potere e sfoderando la consueta caparbietà e arroganza, il Sub-Mariner è ora pronto a sferrare l’attacco definitivo che metterà in ginocchio il mondo di superficie. Questa volta, però, a tentare di fermarlo non ci saranno i Vendicatori o i Fantastici Quattro, bensì i suoi ex compagni d'arme degli Invasori, ovvero Capitan America, il Soldato d’Inverno e la Torcia Umana originale. A differenza delle altre innumerevoli occasioni, però, la Sentinella della Libertà decide di non optare per un attacco frontale ma di mostrare comprensione nei confronti dell'amico che sembra aver smarrito la ragione.
"Una scrittura smaliziata e moderna in cui tutti gli elementi vengono dosati con grande maestria."D’altronde, la presenza di Zdarsky in cabina di regia rappresenta una garanzia: dai suoi recenti lavori per l'editore di New York – da Marvel 2-in-Uno a Daredevil – emerge chiaramente la sua abilità nel traslare in un contesto contemporaneo suggestioni rappresentative di un'epoca ormai lontana, come quella della Seconda Guerra Mondiale. Attraverso una narrazione che si muove lungo due diverse linee temporali veniamo catapultati al centro di un intrigo dai risvolti agghiaccianti che lega le sorti di Namor a quelle di un personaggio insospettabile.
Zdarsky – che ne La miglior difesa aveva firmato proprio il capitolo dedicato all’atlantideo – cambia spesso registro, passando dal racconto di guerra a quello supereroistico e aggiungendo di volta in volta thrilling, violenza esplicita e approfondimento psicologico. L’ingenuità che accompagnava le primissime storie del gruppo lascia dunque il posto a una scrittura smaliziata e moderna in cui tutti gli elementi vengono dosati con grande maestria, rendendo Invaders un fumetto fruibile anche da un pubblico neofita.
Pregevole il lavoro del tandem di disegnatori: con i loro stili peculiari, Magno e Guice sono stati chiamati a caratterizzare le diverse timeline della storia. La cura dei dettagli, l’esplosività e la ricercatezza del tratto dell’artista brasiliano vengono bilanciate dall’essenzialità e dalla spigolosità delle matite dell'americano in un’alternanza del tutto funzionale al progetto.
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