Into the Woods, la recensione

Incapace di gestire le molte trame, molte svolte e i suoi molti personaggi Into the Woods al cinema rifiuta la sua parte più intellettuale e si perde

Critico e giornalista cinematografico


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Per le magie della distribuzione italiana Into the Woods porta Cenerentola al cinema mentre un'altra Cenerentola (sempre di produzione e distribuzione Disney) sta mietendo successi al boxoffice. Quella di Into the Woods non è però la sola protagonista nè esattamente il personaggio come tradizionalmente lo raccontiamo. Nessuno in Into the Woods lo è.

Tratto da un musical degli anni '80 di grandissimo successo il film affidato a Rob Marshall utilizza i personaggi di alcune favole tradizionali (Raperonzolo, Cenerentola, Cappuccetto Rosso e Jack e la pianta di fagioli) più due creati dal nulla (una coppia che non può avere figli) per creare un pasticcio di storie rivisitate e incrociate. Nella foresta del titolo si incontrano tante esigenze diverse, da Jack che deve vendere la sua mucca a Cappuccetto che va a trovare la nonna (incontrando il lupo ovviamente) fino al principe che cerca Cenerentola, il misterioso nascondiglio di Raperonzolo la sua matrigna che cerca di tornare giovane e infine la coppia priva di figli che ha scoperto di avere su di sè una maledizione da sciogliersi rubando qualcosa ad ognuna delle 4 favole principali.

Into the Woods è inevitabilmente noioso, fagocitato dalla sua stessa mania di grandezza

Partendo da una base solida, in cui il racconto tradizionale si libera di molta polvere ed è affrontato con grande libertà ed ironia (ad oggi ci sembra quasi noioso come approccio ma, come già scritto, il musical è degli anni '80), Into the Woods non riesce a manipolare con la leggerezza necessaria i molti "tempi" di questa storia. Se alcuni episodi come il viaggio nello stomaco del lupo, il ringiovanimento della strega o le fughe di Cenerentola hanno il ritmo migliore, il resto della storia è soffocata dai molti personaggi. Marshall non sembra in grado di gestire con armonia la grande mole di fatti ed eventi, giungendo a metà film (momento in cui tutto sembra finito ma una svolta inattesa crea un'altra avventura) con il fiato corto. Tutta l'idea dovrebbe stare nella negazione dei finali felici come li conosciamo e nella liberazione dei contenuti più disturbanti che si trovano nelle favole, ma quando è il momento di spingere il film si nega.

Non è nemmeno questione di interpreti (forse la parte migliore di tutto il film), Into the Woods è inevitabilmente noioso, fagocitato dalla sua stessa mania di grandezza e arroganza nel pensare di poter levare la parte più intellettuale ad un'operazione raffinata e comunque farla franca. Anche le grandi sorprese di trama (c'è un adulterio) sembrano buttate via in mezzo al continuo rimandare un finale che, per noia, barocchismo e incapacità di creare vero interesse, si comincia a desiderare già a metà della durata.

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