Into the Night: la recensione
Into the Night costruisce un racconto molto veloce, sufficiente a tenere vigile l'attenzione degli spettatori, ma con vari limiti
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Per chi se lo ricorda, Into the Night ha qualcosa di I Langolieri, una sconclusionata miniserie televisiva anni '90, una delle tante tratte da Stephen King. C'è sempre un'ambientazione chiusa su un aereo sul quale sono intrappolati i protagonisti mentre tutto intorno a loro accade qualcosa di minaccioso e inspiegabile. Su questa premessa la serie Netflix costruisce un racconto molto veloce, sufficiente a tenere vigile l'attenzione degli spettatori, ma generalmente carente in ogni altro aspetto.
Into the Night è la prima produzione belga di Netflix, è composta da sei episodi da circa 40 minuti, ed è ispirata a un racconto di fantascienza con il quale, in realtà, non ha quasi nulla a che vedere. Si tratta di una produzione europea che intende per intuizione una complessità televisiva che vorrebbe proporre, ma che non riesce a padroneggiare. Gli episodi, fin dai titoli, sarebbero dedicati ad un personaggio, ma solo un brevissimo flashback iniziale ne giustifica la scelta. In effetti, nessuno di essi, nonostante i trascorsi a volte drammatici, è realmente approfondito o emerge come un personaggio con il quale empatizzare.
Into the Night si conclude con un finale che potrebbe essere aperto – e quindi bastare a se stesso – oppure aprire ad un seguito. Ma, in ogni caso, a quel punto la serie diventerebbe qualcosa di diverso.