The Interview, la recensione
Più maturo, ben strutturato e quindi ritmato delle altre commedie di Seth Rogen, The Interview non è assolutamente un film di satira del potere ma diverte
The Interview invece è un film molto in linea con quelli scritti e in alcuni casi diretti da Seth Rogen, per certi versi anche migliore. Questa volta Rogen per fortuna scrive per un sè un ruolo leggermente meno scemo del solito, della coppia che forma con James Franco è quello più razionale e normale, mentre lo scemo comico tocca a James Franco per l'appunto (esilarante la fissazione del suo personaggio per Il Signore degli Anelli come metafora di qualsiasi cosa). C'è molta meno improvvisazione e una sceneggiatura più rigida, ne beneficiano quindi il ritmo e la tenuta comica (si vedono addirittura gag che ricorrono o che tornano alla fine dopo essere stata annunciate all'inizio, solitamente un miraggio in questo tipo di film comici di rapido consumo). Nel complesso però non è un lungometraggio che fa satira del potere, nè uno troppo interessato alla Corea Del Nord di per sè (benchè si svolga quasi tutto lì) quanto uno che porta avanti la tematica dell'umorismo da "gay ingenui" e del bromance con cui Franco e Rogen sono nati. E lo fa bene.
Se vi chiediate alla fine di tutta la fiera quale sia l'immagine che esce della Corea Del Nord si può dire che Kim Jong-un venga visto come nuovo Hitler ovviamente: bambinone sadico, abile manipolatore dei media, un cretino qualsiasi. Diversa è la raffigurazione dei coreani del nord che, come si conviene a questi film (gli americani facevano lo stesso già con i russi negli anni '80), sono sia soldatini del sistema sia uomini e donne desiderosi di un domani diverso. Eppure, lo ripetiamo un'ultima volta, per fortuna il film non è tanto su quello quanto sul desiderio di riscatto di un autore televisivo (Rogen) che si rende conto di fare tv spazzatura e decide di aumentare le proprie ambizioni ed essere migliore avendo però accanto il più ruffiano, meschino e populista degli anchormen.