Insidious 3: L'Inizio, la recensione
Insidious arriva al terzo capitolo. Whannell sostituisce Wan alla regia per un prequel in cui si racconta la genesi dei ghostbusters capitanati da Lin Shaye
Il coproduttore (da Saw II) e cosoggettista e sceneggiatore (dal primo Saw) del franchise più redditizio del sottogenere horror torture porn, sostituisce l'amico e sodale James Wan alla regia del terzo capitolo dell'altra saga realizzata dalla coppia di cineasti di origini australiane (Wan è di natali malesi). Parliamo di Insidious e quindi fantasmi, dimensioni parallele, spettri molto truccati che escono dal buio e famiglie tormentate da traumi del passato. Più che famiglie... una famiglia: i Lambert.
Tutto il film è addosso alla scream nanny Lin Shaye (72 anni e non sentirli) ormai specializzatasi nel genere dai tempi di Nightmare - Dal Profondo della Notte (1984) di Wes Craven anche se forse il suo ruolo più horror e disgustoso fu la landlady che si atteggiava a Mrs. Robinson de Il Laureato nel magistrale secondo film dei Farrelly Bros Kingpin (1994).
Poi... arrivano lo scorbutico Tucker (l'Angus Sampson appena ammirato come cinico dottore in Mad Max: Fury Road) e quel fifone di Specs (interpretato dallo stesso Leigh Whannell) e la genesi di quella buffa squadra di ghostbusters dei primi due Insidious (vecchietta arzilla + nerd trentenni) rende il tutto molto più apprezzabile se siete fan della saga o dello stile rilassato di Whannell/Wan.
Ce li avessimo noi in Italia due autori di genere così intelligenti e spiritosi. Il franchise andrà avanti. Forse sarebbe il caso per Whannell di assumere un regista tecnicamente più preparato per concentrarsi con più calma sul copione e l'interpretazione tutt'altro che banale del pauroso e complessato Specs.