Insidious 3: L'Inizio, la recensione

Insidious arriva al terzo capitolo. Whannell sostituisce Wan alla regia per un prequel in cui si racconta la genesi dei ghostbusters capitanati da Lin Shaye

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Leigh Whannell non è James Wan.

Il coproduttore (da Saw II) e cosoggettista e sceneggiatore (dal primo Saw) del franchise più redditizio del sottogenere horror torture porn, sostituisce l'amico e sodale James Wan alla regia del terzo capitolo dell'altra saga realizzata dalla coppia di cineasti di origini australiane (Wan è di natali malesi). Parliamo di Insidious e quindi fantasmi, dimensioni parallele, spettri molto truccati che escono dal buio e famiglie tormentate da traumi del passato. Più che famiglie... una famiglia: i Lambert.

Insidious: Chapter 3 è un prequel, per cui salutiamo Patrick Wilson e Rose Byrne (Josh e Renai Lambert) e diamo il benvenuto a Quinn Brenner, adolescente aspirante attrice (occhio al cammeo di qualcuno di molto importante in ambiente teatrale) con padre vivo (Dermot Mulroney) e mamma morta. Entrambi le creano qualche problema visto che il papà la sgrida sempre e la mamma, forse, le parla dall'aldilà.

Tutto il film è addosso alla scream nanny Lin Shaye (72 anni e non sentirli) ormai specializzatasi nel genere dai tempi di Nightmare - Dal Profondo della Notte (1984) di Wes Craven anche se forse il suo ruolo più horror e disgustoso fu la landlady che si atteggiava a Mrs. Robinson de Il Laureato nel magistrale secondo film dei Farrelly Bros Kingpin (1994).

Qui Lin Shaye non è repellente o cattivella come un Ouija bensì dolce e riluttante ad entrare in azione come medium per via di problemi personali di una certa delicatezza. Parliamoci chiaro: il film fino al 60esimo minuto è di una noia devastante. Whannell non è creativo come Wan e i suoi jump scares sono assai prevedibili (diciamo che si fissa un po' troppo su una parte specifica del fotogramma).

Poi... arrivano lo scorbutico Tucker (l'Angus Sampson appena ammirato come cinico dottore in Mad Max: Fury Road) e quel fifone di Specs (interpretato dallo stesso Leigh Whannell) e la genesi di quella buffa squadra di ghostbusters dei primi due Insidious (vecchietta arzilla + nerd trentenni) rende il tutto molto più apprezzabile se siete fan della saga o dello stile rilassato di Whannell/Wan.

Ce li avessimo noi in Italia due autori di genere così intelligenti e spiritosi. Il franchise andrà avanti. Forse sarebbe il caso per Whannell di assumere un regista tecnicamente più preparato per concentrarsi con più calma sul copione e l'interpretazione tutt'altro che banale del pauroso e complessato Specs.

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