Inside, la recensione
Playdead torna a raccontare una storia oscura e misteriosa, sullo sfondo di un puzzle platform che ha come protagonista un bambino: la recensione di Inside
Inside è un ottimo esempio di narrazione ambientale, quella che in uno speciale di pochi giorni fa abbiamo evocato come possibile salvezza del videgioco per quanto riguarda le modalità e la capacità di raccontare una storia. Poco serve, a parer nostro, nel medium videoludico, un'applicazione senza fantasia degli stilemi narrativi applicati altrove, imporre trama e sceneggiatura nella maniera in cui lo si fa, per esempio, alle produzioni cinematografiche. Il videogioco può non dire con le parole, ma evocare, ricorrendo all'immagine, alla suggestione, senza sprecare una singola riga di dialogo e di testo. E può funzionare benissimo, Playdead è maestra nel farlo, nel narrare in maniera non esaustiva, lasciando molto all'interpretazione del giocatore. Ed è intrattenimento anche quello, spingere colui che ha il pad in mano a pensare, a costruire, a ricreare, mentre affronta il gameplay nella maniera più canonica possibile, impartendo comandi.
Inside è infatti un puzzle platform bidimensionale, che porta in maniera evidente il marchio di fabbrica del team suo creatore. La sensazione di oscurità su tutto, l'assenza di speranza, la progressione attraverso luoghi oscuri. Viene quasi replicato il monocromatismo di Limbo, anche se la nuova produzione si permette maggiori divagazioni ambientali. Tutto inizia in una foresta, in medias res, non viene data spiegazione riguardo il motivo che ha portato il protagonista, un ragazzino, tra i suoi fitti alberi. Quello che viene chiarito fin da subito è che pochissime sono le possibilità a sua disposizione, praticamente nessuna, deve solo nascondersi ed evitare i molteplici pericoli che trova sulla propria strada. Sono questi primi momenti quelli nei quali si crea la connessione emotiva con l'animo del giocatore, una connessione che rimane fin quando il gioco non lo si porta a termine. E' una storia crudele, distopica, oscura, tragica, quella narrata, e che ha nel finale i suoi momenti più intensi. Non è memorabile, ma serve a coprire per un po' quanto il gioco fatica nel proporre in termini di gameplay.
"Nel suo essere puzzle platform Inside non convince del tutto"[caption id="attachment_158388" align="aligncenter" width="600"] Inside - screenshot[/caption]
Produzioni come Inside non portano più fiere lo stendardo dell'originalità, ormai ad esperienze simili il giocatore moderno è anche abituato, ma il gioco di Playdead è convincente interpretazione di quel modo di raccontare, del mescolare ad una storia misteriosa un gameplay apprezzabile. Non è un capolavoro di portata epocale, è un onestissimo titolo che ha dei momenti fuori dall'ordinario, ma che nella parte maggiore della sua sostanza all'interno di tale ordinario rimane. Playdead è comunque capace di infondere qualcosa di speciale nelle proprie opere, e Inside lo conferma, seppur con le riserve espresse.