Inhumans 1x05 "Something Inhuman This Way Comes... ": la recensione

La recensione del quinto episodio di Inhumans, intitolato Something Inhuman This Way Comes...

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Spoiler Alert
Nel veicolare la propria storia Inhumans fa un profondo utilizzo dell'artificio narrativo, dello strumento necessario, imitato ma non compreso nemmeno ad un livello superficiale. Risultato immediato è che i fili che muovono la vicenda sono interamente scoperti, e i conflitti, quelli esteriori ed interiori, vengono anticipati da una scrittura che lavora solo su ruoli predefiniti e mai sui personaggi. Ad esempio, al quinto episodio su otto previsti, per la prima volta vengono accennati conflitti che avevamo perfettamente intuito e sviscerato nella première, ma che da quel momento erano stati abbandonati. Riprenderli ora significa rimettersi in pari con una storia che è già stata raccontata per la maggior parte, e che già si avvia lungo il crinale della fine con la sensazione di aver avuto qualcosa da dire, ma non la volontà di farlo.

L'episodio si intitola Something Inhuman This Way Comes... e ancora una volta racconta per singole parentesi il tentativo di sopravvivenza della famiglia reale alle Hawaii. Medusa e Black Bolt si sono riuniti, ma, salvo qualche aspra minaccia lanciata ai danni di Maximus la loro vicenda aggiunge poco alla trama principale. D'altra parte Maximus appare più alterato del solito e, un po' per la sua dimora sulla Luna, un po' per la sua tattica di inviare ogni puntata un nuovo pericoloso personaggio per uccidere i nostri eroi, il pensiero va a Rita Repulsa e ai Power Ranger. Ciò che assume contorni quasi grotteschi è il modo in cui una struttura procedurale di questo genere si applicherebbe bene alla serie, che da parte sua sembra adeguarsi a fatica alla continuity che il secolo televisivo impone.

Il racconto di formazione che auspicavamo di vedere è congelato nelle proprie potenzialità, e non è che questo sia estraneo alla serie. Medusa viene ripresa per i suoi modi scortesi, Crystal scopre che la Terra offre del bene oltre al male, e probabilmente anche Karnak potrebbe aver imparato qualcosa anche se non ci azzardiamo a fare ipotesi. Il problema è che tutto ciò è mortificato da un'esposizione che definire di grana grossa sarebbe un eufemismo. L'ingiustificabile vicenda romantica di Karnak, stemperata da un romanticismo spicciolo e da battute secche quanto improbabili, è quasi adorabile nella sua ingenuità inerme.

In questo caso il tentativo di costruire un percorso di crescita all'interno di una parentesi compiuta si esaurisce nel più classico dei flashback paralleli alla storia (che, dato che ci troviamo sull'isola di Oahu, fa tanto Lost). Ma si tratta di due momenti ingessati, privi di senso per la stupidità con cui tratteggiano Gorgon, appunto come dicevamo all'inizio solo strumentali ad un'esposizione di grana grossa. Non va meglio con Crystal e il suo estemporaneo boyfriend esaltato dalla vita e dai tramonti, ancora una volta una coppia bloccata da uno script irrealmente anacronistico. In conclusione il gruppo si riunisce, con l'eccezione di Crystal. Jen si allontana realizzando di non essere più utile alla storia, e il gruppo si mette in marcia.

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