Le polveri di
Infinity si sono perdute nello spazio. Il conflitto tra i mondi della Galassia (e non solo) e la razza dei Costruttori è concluso, così come è terminata la parallela minaccia di Thanos nei confronti della Terra e dei suoi eroi più potenti. Non vogliamo svelarvi troppo sulla conclusione della minisaga scritta da Jonathan Hickman che ha coinvolto i
Vendicatori come condottieri spaziali degli eserciti più importanti del cosmo
Marvel, ma sappiate che il Titano Pazzo, nel suo cammino verso il nostro pianeta a caccia di suo figlio Thane, ha avuto molto a che ridire con Freccia Nera, re di
Attilan, e il popolo degli Inumani. Durante un alterco piuttosto acceso, il monarca ha usato la propria terribile voce nel vano tentativo di fermare Thanos e, così facendo, ha fatto crollare la città di Attilan sulla Terra (precisamente su New York) e attivato la bomba terrigena: una sorta di arma chimica che ha liberato sulla superficie le nebbie fonte del potere inumano. Sorpresa: moltissimi hanno iniziato a trasformarsi, sviluppando superpoteri che non sapevano di avere latenti dentro di sé e rivelando al mondo che, tra i comuni umani, moltissimi sono in realtà figli di Attilan, eredi inconsapevoli dell'ingegneria genetica Kree che, manipolando i primati ancora preistorici, creò la razza sino ad ora guidata dallo scomparso Freccia Nera. Come affronteranno i Vendicatori questa nuova emergenza, al rientro dalla guerra tra le stelle? E quali conseguenze ci saranno per i rapporti tra Umani e Inumani?
Matt Fraction ce lo racconta in due storie che si aprono con l'interrogatorio, da parte degli Avengers, a Karnak, cugino di Freccia Nera e ambasciatore di Attilan. Karnak non capisce la decisione del re di attivare la bomba, è preoccupato per il resto della famiglia reale, dispersa dopo la frettolosa evacuazione della propria patria, per il destino del suo monarca e di tutto il suo popolo. I Vendicatori vorrebbero da lui spiegazioni che non ha. Ma il potere di Karnak gli permette di intuire i punti deboli del proprio avversario, del proprio nemico... persino quelli di un ragionamento o di una situazione e di un'inchiesta: è destinato a comprendere quel che sta succedendo prima di chiunque altro e a trarne inquietanti quanto tragiche conseguenze.
Nella prime due storie del volume italiano di
Inhumanity, Matt Fraction delinea la crisi della casa reale di Attilan:
Medusa resta sola a guidare un popolo disperso sulla Terra che si sta rapidamente arricchendo di unità. La regina dovrà spiegare, a chi pensava di essere umano e si scopre ora Inumano, che non è un mostro, ma l'erede genetico di una diaspora avvenuta millenni fa, quando Attilan era ancora sul pianeta e alcuni dissidenti la abbandonarono per vivere nel mondo esterno, confondendosi con gli esseri umani comuni, decisi a non fare uso delle nebbie terrigene per risvegliare i propri poteri e a rigettare il lascito dei Kree. I nuovi Inumani sono vulnerabili: sicuramente c'è chi cercherà di sfruttarli a proprio vantaggio, come cavie, fonte di potere, nuovi soldati o schiavi. Una situazione non facile per una regina che ha appena perso il proprio marito e compagno e che non ha idea dei motivi che lo hanno spinto a far esplodere la bomba sulla Terra.
Inhumanity è tutto qui: in una rapida inchiesta che rimane senza una vera risposta e in una situazione intricata che non fa in tempo a risolversi in meno di cinquanta pagine di fumetto ben scritto da uno dei migliori dialoghisti e architetti di trame della Marvel. Fraction non ha problemi, come al solito, a solleticare la nostra curiosità e a mantenerla viva con una scrittura di qualità. Ma da un volume che recita sulla copertina la dicitura "Saga completa!" ci aspetteremmo una saga, un arco narrativo concluso e risolto, un'opera leggibile da sé, per quanto diretta conseguenza di un maxievento come Infinity. Invece Inhumanity non è che un'introduzione, un'overture alla nuova crisi che colpisce la Terra e che promette "una nuova era per l'Universo Marvel", preparando il terreno alla serie Inhumans di Soule e Madureira. I misteri rimangono tali, le questioni in sospeso pure. Il che non sarebbe un gran problema se non fossimo reduci da Infinity, che ci ha certamente appassionati, ma a sua volta è stata decisamente parca di spiegazioni e di soluzioni alle molte domande che ha sollevato. Una saga affrettata, per quanto bella nei suoi toni epici, che dà vita a un volume introduttivo non è proprio il massimo della leggibilità e della soddisfazione.
Non fraintendiamo:
Inhumanity è un volume di qualità, con cinque storie ben scritte e divertenti. Accanto alle due di Fraction, che narrano il nucleo della questione, ce n'è infatti una di
Christos Gage con protagonista
Superior Spider-Man, alle prese con la crisi in corso, e due di
Matt Kindt che ci racconta dei giovani mutanti studenti alla scuola dei Vendicatori alle prese con una coppia di fratelli che hanno manifestato i propri poteri e ora, presi dal panico, rischiano di danneggiare se stessi e gli altri. Ciò che ci crea problemi è la sua natura di tappa di passaggio, che aumenta le domande e non dà molte risposte a quelle che ci portavamo dietro da
Infinity. Va assolutamente letto se vogliamo tenere traccia delle prossime avventure dei Vendicatori e prepararci agli eventi di
Original Sin, ma mette in luce una debolezza dei recenti grandi eventi della Marvel: l'indefinitezza. In ossequio alla creazione di un universo narrativo che collega le grandi saghe tra loro in un rapporto di causa ed effetto, la Casa delle Idee ha rinunciato a ciò che, un tempo, rendeva godibili queste grandi storie collettive, ovvero la loro autoconclusività e indipendenza di lettura. Le vecchie saghe dell'Infinito, con il loro carico di ingenuità oggi improponibile, davano ai lettori l'occasione di leggere grandi storie, frequentere personaggi che, magari, non leggevano abitualmente, assistere a grandi scazzottate e intrighi cosmici, per poi tornare alle priprie serie preferite o, magari, leggerne di nuove perché innamorati di questo o quel protagonista.
Oggi le cose sono cambiate. Le singole saghe lasciano sempre qualcosa in sospeso, cambiano il panorama per permettere alle successive di colmare i vuoti e preparare loro il terreno, consegnandoci un'eredità di non detti e di domande. Non è nulla di nuovo, tutto sommato: esiste un filo conduttore ideale che procede a ritroso da AVX fino ad Avengers Disassembled, passando per House of M e altre maxisaghe. Ma la sensazione è che ora la Marvel si sia lasciata prendere la mano e che questi grandi eventi abbiano sempre meno l'aspetto di storie realmente concluse e sempre più quello di un susseguirsi di scene epiche, interessanti e notevoli, di eventi di grande significato e interesse non in grado, però, di fondersi in maniera organica. Un difetto appartenente all'attuale contesto Marvel che non può che farsi sentire anche in un volume più che apprezzabile come Inhumanity, (per altro molto ben disegnato da Oliver Coipel, Nick Bradshaw, Paul Davidson e la bravissima Stephanie Hans). Ci farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate e se condividete le nostre sensazioni o meno.