Infinity Wars, la recensione

Infinity Wars svilisce lo sviluppo organico e coerente con cui la saga era stata preparata dalla Marvel

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Infinity Wars #1, anteprima 01

Le Gemme dell’Infinito hanno fatto ritorno sulle pagine di Marvel: Legacy e, a seguito degli eventi della miniserie Infinity Countdown, sono finite nelle mani di Star-Lord, la Vedova NeraDoctor Strange, il Super-SkrullCaptain Marvel Turk Barrett, gruppo di personaggi ribattezzato dallo stesso Stregone Supremo Guardia dell’Infinito. Il sopraggiungere sulla scena del misterioso guerriero Requiem ha sancito l’inizio di Infinity Wars, nuovo evento cosmico Marvel.

Sin dalle prime battute, era evidente l’intento di Gerry Duggan di smarcarsi dalle precedenti guerre dell’infinito; del resto, far uscire di scena Thanos all'inizio della saga non è da tutti. La spada che ha reciso la testa del Folle Titano è quella di sua figlia Gamora, impossessatasi degli artefatti magici per tentare di recuperare la porzione della sua anima rimasta nel Mondo dell’Anima. Buon sangue non mente, e la donna più pericolosa della galassia decide di dimezzare la popolazione terrestre, questa volta senza schiocco di dita: l’intero universo viene dunque piegato in due, sovrapponendone gli estremi e generando una nuova realtà.

La vicenda prosegue lungo tre filoni narrativi che, intrecciandosi, ci portano a un finale che, pur aprendo a futuri sviluppi e stravolgendo la status delle Gemme, non risulta soddisfacente. Le buone premesse con le quali si apre la miniserie vengono sciupate da una costruzione della saga carente e da svolte poco efficaci. Se la scelta di coinvolgere personaggi quali Loki, Gamora e Adam Warlock risulta intrigante, la loro effettiva utilità nell'economia del racconto li riduce a semplici figuranti che prendono parte all’ennesima scazzottata tra super eroi.

Considerando la portata della minaccia – universi che collassano, realtà da riplasmare, mostri divoratori di mondi – non rintracciamo l’urgenza che è lecito aspettarsi da un evento del genere. Abbiamo ancora negli occhi l’enorme affresco ideato da Jonathan Hickman, quel Secret Wars che rappresenta una lettera d'amore alla storia editoriale della Casa delle Idee. In queste pagine manca quel pathos, e il tutto scorre senza mordente, risolvendosi in maniera sostanzialmente prevedibile.

"Le buone premesse con le quali si apre la miniserie vengono sciupate da una costruzione della saga carente e da svolte poco efficaci."Certo, non mancano i colpi di scena con cui Duggan e Mike Deodato Jr. tentano di mantenere vispi i lettori, ma quasi tutti vengono sviliti dagli sviluppi della saga. È evidente, la volontà di puntare sulla componente action e sensazionalistica del racconto, ma questi elementi se non supportati da una trama solida perdono di significato. Tutte le pecche di Infinity Wars vengono inoltre accentuate dalla poca verve del disegnatore brasiliano, i cui personaggi sono spesso rigidi e inespressivi, finendo per appesantire la lettura.

Ad amplificare questa sensazione concorrono i diversi spin-off legati alle conseguenze del gesto di Gamora. Infinity Warps è il titolo di questo bizzarro progetto nato dai mash-up dei principali eroi Marvel: Iron Hammer (Iron Man + Thor), Arachknight (Spider-Man + Moon Knight) e Soldier Supreme (Capitan America + Doctor Strange) sono solo alcuni dei personaggi protagonisti delle varie miniserie in due numeri distribuite nei dodici brossurati pubblicati da Panini Marvel Italia.

Nella loro mancanza di ambizione, le storie strappano un sorriso per la maniera bislacca con cui i vari autori tentano di far combaciare personaggi lontani tra loro, ma alla lunga la lettura di questi episodi smorza il già scarso interesse per una vicenda che finisce per perdersi lungo la via. Nella maggior parte dei casi, le storie appaiono verbose e senza spunti d’interesse. Ci sentiamo di salvare Ghost Panther, di Jed MacKay e Jefte Palo, e Weapon Hex, di Ben Acker e Ben Blacker e Gerardo Sandoval, fumetti che, oltre a mantenere vivo lo spirito dei personaggi primigeni, possono vantare una componente artistica peculiare ed esplosiva.

La strada che ci ha condotto a Infinity Wars ci aveva convinti tramite uno sviluppo organico e coerente con la fase Legacy della Casa delle Idee, ma purtroppo le aspettative attorno a questo evento sono state quasi del tutto disattese. Conclusasi l'effimera era Duggan, per quanto concerne il contesto cosmico Marvel affidiamo ora tutte le nostre speranze a Donny Cates (Thanos vince!), il nuovo sceneggiatore di Guardians of the Galaxy.

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