Infinity, la recensione
Abbiamo recensito per voi l'intera saga di Infinity, l'evento del 2014 che ha davvero cambiato per sempre alcuni meccanismi dell'Universo Marvel
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Original Sin è appena arrivato sui nostri scaffali, mentre in America imperversa il finale di Axis, ma non potevamo esimerci dal parlare adeguatamente di Infinity. Sarebbe un peccato, non "originale" ma una mancanza assai grave nei confronti di un fumetto che a nostro parere non ha raccolto appieno l'attenzione che merita, almeno in Italia. Il grande evento è uscito per Panini in una miniserie di sei numeri e sui tie-in di Avengers e New Avengers, ospitati rispettivamente sulle collane Avengers e Iron Man, interessando quindi tutte le serie affidate a Jonathan Hickman più un numero considerevole di altre pubblicazioni. Per chi vorrà gustarsi appieno l'intera saga sarà sufficiente procurarsi solo i titoli sopracitati.
Hickman ha seminato queste trame nelle sue testate vendicative da quando gli furono affidate sul concludersi del 2012. Sua è l'idea dei Costruttori e dei personaggi a essi collegati, come Ex Nihilo e Abyss, ora membri dei Vendicatori. Suo è il Thanos più terrificante di sempre, coadiuvato dal raccapricciante Ordine Nero, composto dai suoi cinque più fedeli e letali luogotenenti e dagli inquietanti agenti assassini denominati Esternauti. Suo è ancora l'esplosivo colpo di scena del terzo capitolo della vicenda, che aprirà la strada a un nuovo Marvel Universe con molti più Inumani di quanto sia stato possibile finora. Sua, infine, è la regia di un complesso e articolato soggetto, realizzato e governato con abilità rara per un mega-evento.