Infinity 8 voll. 1 – 4, la recensione
Abbiamo recensito per voi i primi quattro volumi di Infinity 8, opera ideata da Lewis Trondheim
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
La storia di Infinity 8, ideata da Lewis Trondheim (La Fortezza, Lapinot), si basa sul concetto di loop temporale, espediente romanzesco divenuto un classico, e non solo in ambito fantascientifico. Grazie alla commedia Ricomincio da capo, con Bill Murray, questa semplice ma suggestiva trovata viene non di rado indicata anche con il termine di “marmotta”, dal titolo inglese della pellicola diretta da Harold Ramis, Groundhog Day. Tiziano Sclavi ce ne ha dato la sua personale e straordinaria interpretazione ne La zona del crepuscolo (Dylan Dog 7, aprile 1987), dove è evidente l'allusione al franchise statunitense Twilight Zone, meglio noto in Italia con il titolo di Ai confini della realtà.
La specie a cui appartiene il capitano dell'astronave è dotata di un particolare potere, quello di generare anelli temporali: otto al massimo e di otto ore ciascuno; attivando questa facoltà – nome in codice: Procedura 8 - il comandante si augura, attraverso più possibilità a sua disposizione a fronte di eventuali fallimenti, di esaminare l'ammasso per scoprirne la natura. Il piano d'azione è chiaro: se la missione non avrà successo, avverrà un reboot che riporterà le lancette indietro, agli inizi della vicenda, ma si potrà fare tesoro degli errori commessi (come nel recente film Edge of Tomorrow); un'opportunità narrativa per esplorare otto futuri possibili introducendo di volta in volta un nuovo protagonista, l'agente di turno, chiamato a indagare all'interno della necropoli siderale. Nascono così otto avventure variegate per soggetto e resa estetica, affidate di volta in volta a una grande matita d'oltralpe.
Chi si approccia a Infinity 8 pensando di godersi unicamente un fumetto di fantascienza e nulla più si sbaglia: la science fiction funge da base robusta e da cornice suggestiva, con influenze innegabili dai comics, anche per via del connubio tra tradizione e innovazione facente capo all'imprescindibile esperienza di Métal Hurlant. A seconda dell'artista coinvolto, si trovano omaggi ad alcuni dei giganti della Nona Arte, come Jack Davis, Jack Kirby, Wally Wood, Richard Corben, Moebius, André Franquin e Philippe Druillet. Tuttavia, l'essenza che traspare da questa prima metà del progetto è l'intenzione di Trondheim di andare ben oltre la fantascienza, divertendosi e divertendoci. Nei quattro brossurati editi da Panini Comics - Amori e cadaveri, Ritorno al führer, Il Vangelo secondo Emma e Guerriglia simbolica - possiamo ammirare le illustrazioni di Dominique Bertail, Olivier Vatine, Olivier Balez e Martin Trystam, che danno forma ad agenti – finora tutte donne – toste e sexy, necrofagi voraci di carne putrescente e di affetti, membri di un nostalgico partito neo-nazista votato al garbo e all'eleganza, la cerca di un frammento di un testo sacro che potrebbe scongiurare una guerra santa e un quanto mai ambiguo movimento artistico di matrice hippy.
Infinity 8 è un felice connubio di arguzia e immaginazione, un raffinato e intrigante divertissement, un gioco pop e intellettuale; a cominciare dal titolo, dove l'“8” è anche il simbolo dell'Infinito posto in verticale. L'idea di un cimitero cosmico onnicomprensivo è paragonabile al cilindro di un illusionista dal quale è possibile estrarre ogni genere di sorpresa e meraviglia, una fonte inesauribile di racconti che è quasi un peccato limitare a otto possibilità, data la straripante ispirazione di Trondheim, affiancato ai testi da Zep, Vatine, Fabien Vehlmann e Kris.
Infinity 8 è un susseguirsi di intrecci visionari e bizzarri, di massicce dosi d'ironia, di generoso sarcasmo e di dialoghi leggeri quanto provocanti. Questo fumetto sfiora molteplici temi, e in ogni occasione non risparmia una critica dissacrante su società, religione, cultura e costumi contemporanei; il tutto senza un pronunciamento, una presa di posizione esplicita degli autori: una scelta che amplifica l'effetto parodistico e offre al lettore una libera chiave interpretativa.