Infiltrati alla Casa Bianca - White House Plumbers (miniserie): la recensione

Infiltrati alla Casa Bianca mette in un unico calderone lo Scandalo Watergate, un dramma familiare e un racconto politico satirico

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Il motivo per cui una serie come Infiltrati alla Casa Bianca sia stata creata e pensata proprio oggi come un racconto satirico dello Scandalo Watergate non è esattamente un mistero e per molti versi è chiaramente una presa in giro dello status quo della politica americana, in particolare quella dell'ex presidente Trump. Ma i 5 episodi di questa miniserie, creata da Alex Gregory e Peter Huyck, non sempre funzionano e sono spesso fin troppo grotteschi per essere davvero divertenti.

Sia Gregory che Huyck, che il regista regista David Mandel, sono figli di Veep ed il tentativo di riportare l'atmosfera dell'esilarante e spesso tagliente commedia con protagonista Julia Louis-Dreyfus è evidente in questo show, anche se non altrettanto efficace.

E. Howard Hunt (Woody Harrelson) e G. Gordon Liddy (Justin Theroux) sono la perfetta rappresentazione di un genere di maneggiatori di una politica fatta da imbecilli che usano metodi imbecilli, che finiscono comunque per creare seri danni al processo democratico, cosa che rende il tutto non particolarmente divertente e che - nel caso specifico dello Scandalo Watergate - si rivelò così controproducente da portare alle dimissioni proprio di colui che si voleva proteggere sopra ogni cosa: il Presidente Nixon.

Che genere di persone siano i protagonisti di questa vicenda completamente sconclusionata è evidente sin dai primi minuti del primo episodio di Infiltrati alla Casa Bianca, quando un manipolo di persone cerca di irrompere in una stanza del Watergate Hotel, sede del Comitato Nazionale Democratico, al fine di rubare informazioni, per rendersi conto di aver portato gli attrezzi da scasso sbagliati e quando verrà rivelato che il gruppo riuscirà nell'impresa solo al 4° tentativo il che, bisogna ammetterlo, sarebbe effettivamente esilarante se il solo pensiero che ciò che viene appositamente esagerato in questa miniserie non sia in gran parte la pura verità.

Il problema dello show a nostro avviso, non è quindi tanto il suo approccio sarcastico nel raccontare gli eventi che hanno condotto alle dimissioni di Nixon, quanto il modo fin troppo sconclusionato in cui vengono descritti i suoi protagonisti tra cui, è indubbio, è Justin Theroux a spiccare nel suo ruolo di eccentrico ex agente dell'FBI e di "uomo che non deve chiedere mai".

La miniserie passa infatti fin troppo spesso dalla satira politica al dramma familiare senza riuscire mai davvero a far combaciare queste due parti della storia, che risulteranno profondamente separate tra loro, in particolare quando il racconto si sofferma sul nucleo familiare di Howard Hunt, con la moglie Dorothy interpretata da Lena Headey, regina della casa, ed i suoi figli, che faticano ad avere un rapporto con un padre assente e per lo più indifferente, che soffre ancora per i suoi insuccessi professionali. In queste occasioni sembra quasi che l'intento sia quello di far investire emotivamente il pubblico in un personaggio che di fatto, però, è costantemente preso di mira dagli stessi autori per la sua ottusità, confondendo quindi il suo ruolo e soprattutto la reazione che si vorrebbe il personaggio stesso suscitasse.

In generale i protagonisti di Infiltrati alla Casa Bianca, che dovrebbero essere chiaramente il suo punto di forza, sono fin troppo macchiettistici per essere giudicati seriamente dal pubblico, in particolare Gordon Liddy che tuttavia, proprio per il modo esagerato e plateale in cui si sopporta, è più riscurito del suo compagno di sventura, tanto da arrecare persino in Howard del sincero imbarazzo.
Una scena per tutte, quella in cui - dopo un invito a cena - Liddy decide di intrattenere gli Hunt con una registrazione di un discorso di Hitler sparata ad un volume impossibile, che obbliga tutti i presenti ad urlare per parlarsi e che soprattutto mette il veterano della II Guerra Mondiale Howard e sua moglie Lena, una ex agente della CIA coinvolta nel recupero delle opere d'arte sparite durante la guerra, in grande imbarazzo. Ma in generale, come accennavamo, tutto di Liddy è incredibilmente grottesco, dalla sua passione per Hitler (che sarebbe un fatto storicamente comprovato), al modo in cui presenta ai suoi ospiti la sua perfetta famiglia, in fila su una scala mentre ciascuno recita i propri successi scolastici come dei Von Trapp qualsiasi, fino a quello in cui l'uomo si precipita poco dopo fuori della porta di casa, arma in pugno, pronto a punire chiunque abbia avuto l'ardire di tirare un oggetto contro il vetro di una sua finestra, finendo - di nuovo - per confondere le idee del pubblico, che si ritrova a domandarsi se sia un semplicemente imbecille o un imbecille pericoloso.

A completare la combriccola ci sono poi Bud Krogh (Rich Sommer), il lacchè di Nixon che ingaggiò Howard ed il cui memoir è servito in parte come ispirazione per la serie, Domhnall Gleeson nel ruolo del consigliere della Casa Bianca John Dean e poi una masnada di altri strani personaggi, tra cui un gruppo di Cubani, ex contatti di Howard ai tempi della CIA che, più che un aiuto, si rivelano uno dei tanti insuccessi di questa sconclusionata operazione.

In sostanza il problema di Infiltrati alla Casa Bianca è il suo tentativo di fare un calderone tra lo Scandalo Watergate, un dramma familiare ed un racconto politico satirico, senza brillare mai davvero in nessuno dei tre campi in una miniserie che lascia con il medesimo senso di frustrazione provocato dai suoi improbabili protagonisti.

Infiltrati alla Casa Bianca – White House Plumbers uscirà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dall’11 giugno 2023.

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