Inferno, la recensione
Il terzo adattamento delle avventure letterarie di Robert Langdon è il migliore. Inferno di Ron Howard ci parla di amore, virus e misteri dentro l'arte del Rinascimento
Inferno di Ron Howard, terzo adattamento cinematografico dalla saga letteraria di Dan Brown (i volumi cartacei sono 4), è sostanzialmente una storia d'amore. Anzi due, come le coppie di amanti protagoniste di un thriller ambientato tra Firenze, Venezia e Istanbul (ricostruita in green screen per le scene en plein air).
Si può uccidere mezzo mondo per amore dell'umanità (attenzione a citazione quasi letterale dal discorso di Harry Lime ne Il Terzo Uomo di Carol Reed) e, soprattutto, lo si può decidere di fare come massima prova di un inquietante idillio di coppia? Il tema della sovrappopolazione è interessante e attuale (dal documentario Domani a Kingsman: Secret Service), la sceneggiatura di David Koepp piuttosto calibrata (unico neo: come fa un gigante come Tom Hanks a trovare della sua stessa taglia gli indumenti indossati dal mingherlino Ben Foster?) e il cast multietnico scelto assai bene.
Ricapitolando: metà action thriller dove la crittografia sembra più pretestuosa che mai (eppure è sempre divertente vedere questo Indiana Jones sovrappeso e senza frusta scoprire sempre tutto dietro quadri e sculture) e gran finale con una toccante pietas nei confronti dei cattivoni (nel libro la comprensione di Brown nei loro confronti è ancora più enfatizzata da un finale diverso nei toni, ma in fondo non nello spirito, rispetto al film). Sia per soggetto che per cast (bravi anche Omar Sy, Ida Darvish e Ana Ularu) che per regia di Howard... è il miglior film con Robert Langdon protagonista.
Come ne esce la nostra Italia? Bella da vedere ma piuttosto presa in giro per tutto il film. Purtroppo a livello internazionale siamo ancora derisi sia dal punto di vista sessuale che per quanto riguarda l'efficenza delle nostre forze dell'ordine. Agli occhi del mondo, e di Hollywood, l'Italia di ieri è Arte e Bellezza mentre l'Italia di oggi è ridicola... e piuttosto infernale.