Inferno #1, la recensione

Hickman riprende il filo di tutte le trame portanti avviate in HOX/POX e le lancia verso lo stadio evolutivo successivo

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Inferno #1, anteprima 01

Sarebbe difficile parlare di Inferno #1 senza ricollegarsi alla struttura che ha ridefinito l’universo mutante della Marvel in questi ultimi anni, quindi è opportuno riepilogare alcune coordinate di orientamento iniziali. Tutto ha inizio nell’estate del 2019, con le miniserie House of X e Powers of X, sceneggiate da Jonathan Hickman e illustrate da Pepe Larraz e R.B. Silva. Hickman, appena approdato al comando delle X-testate, riscrive da zero la mitologia mutante, cambiando le carte in tavola: accantonate le divergenze degli anni passati e sotto i misteriosi input di una Moira MacTaggert che ha molto da nascondere, Xavier e Magneto fondano la nazione mutante di Krakoa e ne aprono le frontiere a tutti i mutanti, inclusi alcuni dei loro più pericolosi nemici di un tempo. Finisce l’era della minoranza perseguitata e temuta, inizia quella della "razza superiore" a tutti gli effetti, che tramite un uso concertato dei molti poteri a disposizione e uno spirito più intraprendente – e a volte spregiudicato – sconfigge problemi come la povertà, la malattia e perfino la morte.

Le scelte di Hickman possono entusiasmare o non convincere, ma fatto sta che le due miniserie in questione hanno una scrittura potente, audace e dal ritmo serrato che non solo sovverte lo status quo pluridecennale degli X-Men che eravamo abituati a conoscere, ma capovolge anche le premesse del suo stesso incipit, portandoci nelle pagine finali a rivedere e a ricrederci su tutto quello che avevamo letto finora. In breve, è il big bang da cui parte una miriade di nuove serie, situazioni, letture e riletture degli X-personaggi che è in corso tutt’oggi.

Inferno #1, anteprima 02

Il pregio, anche se con alcuni risvolti inquietanti, di Inferno #1, è che le atmosfere, i ritmi e la solidità della narrazione di HOX/POX tornano con vigore. Così come le prime due miniserie ci avevano descritto la nascita della nazione mutante, ora le pagine di Inferno alludono (le somme si tireranno nei prossimi numeri) a un sovvertimento totale di quanto scritto finora: le crepe nella facciata, i serpenti nascosti nel giardino dell’Eden e le tracce accennate nella "genesi" del paradiso mutante ora prendono il sopravvento e l’isola si appresta a "bruciare": forse non fisicamente, ma sicuramente concettualmente, ora che i conflitti irrisolti e i pericoli incombenti che crucciavano i suoi demiurghi entrano infine in rotta di collisione.

La narrazione si svolge su più fronti: sul fronte degli umani e dell’organizzazione Orchis persevera la minaccia di Nimrod, la sentinella iper-evoluta e apparentemente predestinata a provocare l’ennesima caduta dei mutanti, che si porta addosso tutta l’ineluttabilità di un destino a cui non si sfugge: il Professor X nota che tutte le azioni intraprese per fermare il robot non hanno fatto altro che avviarlo sulla strada che è destinato a percorrere e si chiede se e come la minaccia possa essere sventata.

Inferno #1, anteprima 03

Nei ranghi intermedi della gerarchia mutante, organizzazioni come i Cinque che curano il Protocollo di Resurrezione e i Capitani delle forze di difesa di Krakoa reclamano più indipendenza dalle direttive del Consiglio Silente, al punto che lo stesso Ciclope sceglie di lasciare il suo ruolo per poter agire con maggiore libertà. Lo sostituisce un altro pilastro del sogno di Xavier, Alfiere.

Consiglio Silente che ha le sue gatte da pelare, e che costituisce il vero fulcro della storia in questione. Moira, rimasta dietro le quinte fin dai tempi di HOX/POX, torna in scena con un atteggiamento più ostile e aggressivo che mai: oggetto del contendere è la procrastinata resurrezione di Destiny, la compagna di Mystica, a cui la scienziata si oppone con un accanimento totale, al punto da chiedere a Xavier e Magneto di distruggere ogni possibile traccia che la consenta. Sul fronte opposto, Raven Darkholme decide di prendere in mano la situazione, e il primo numero si chiude con un colpo di scena epocale da cui difficilmente si tornerà indietro.

"Hickman riprende il filo di tutte le trame portanti avviate in HOX/POX e le lancia verso lo stadio evolutivo successivo"In breve, Hickman riprende il filo di tutte le trame portanti avviate in HOX/POX e le lancia verso lo stadio evolutivo successivo: se avete amato le due miniserie in questione, adorerete Inferno #1, che ne è la prosecuzione diretta e ideale. E qui forse emergono le ombre inquietanti che la miniserie proietta sotto molti aspetti: non è un difetto intrinseco imputabile a Inferno, ma di fronte a una scrittura serrata e forte come questa, si ha l’impressione che tutto quello che sia accaduto tra la nascita di Krakoa e questo capitolo sia stato un lungo interludio. Questa non vuole essere una critica alle numerose testate mutanti sorte negli ultimi due anni, che comunque hanno saputo offrire spunti, approfondimenti e variazioni sul tema a volte molto ispirate, ma le pagine di Inferno trasmettono la sensazione che sia qui che "si fa la storia": albo e premesse quindi più che avvincenti, ma che finiscono, forse fisiologicamente, per mettere in secondo piano quanto visto finora nelle serie ancillari.

Inferno #1, anteprima 04

Tra le conferme c’è quella di Valerio Schiti, che dopo Empyre narra questo evento recuperando stili, dinamiche e atmosfere della nascita della nazione mutante (ancora una volta colpiscono le atmosfere vive e organiche dell’isola in contrapposizione a quelle sterili e metalliche degli umani di Orchis), impartendo alla narrazione la sensazione di gravità e di ineluttabilità a livello visivo con la stessa energia della sceneggiatura.

Inferno #1, anteprima 05

Resta un po’ di amaro in bocca nell’apprendere che Inferno non sarà la chiusura dell’atto I della saga concepita da Hickman, bensì la sua uscita di scena. Lo sceneggiatore garantisce che i fili narrativi che aveva previsto per Krakoa saranno portati avanti comunque, ma a prescindere dalla verosimiglianza o meno di questa dichiarazione, spiace perdere lo stile, la compattezza e l’audacia della sua narrazione, cose di cui questa fase della saga mutante della Marvel ha un disperato bisogno.

Godiamoci quindi questi ultimi capitoli che portano la sua firma con la certezza di leggere una storia che lascerà il segno e restiamo con l’interrogativo di come sarebbe stato un futuro in cui lo scrittore avesse potuto portare avanti personalmente anche il secondo e il terzo atto dell’opera da lui concepita.

Chissà, forse nell’undicesima vita di Moira MacTaggert...  

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