Inazuma Eleven Go 1, la recensione
Inazuma Eleven Go è un fumetto fresco e brillante, dalla trama essenziale, ma estremamente godibile e coinvolgente
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il giovanissimo Arion Sherwind si è iscritto in quella scuola sperando di poter giocare nel team dei suoi sogni, ma si ritrova in un contesto e un clima ben diverso da quello che aveva immaginato. Il Quinto Settore, un'oscura e criminale organizzazione che vuole controllare tutto il calcio giovanile nipponico, minaccia e punisce le rappresentative che si rifiutano di perdere volontariamente gli incontri con la famigerata Squadra T.
Il soggetto di Yabuno Tenya, un mix tra manga sportivo e fantascientifico, sembra la versione 2.0 di titoli indimenticabili come Akakichi no Eleven (Arrivano i Super Boys) di Ikki Kajiwara e Mitsuyoshi Sonoda o di Captain Tsubasa (Holly e Benjy) di Yoichi Takahashi. Nei poteri sovrumani dei protagonisti, nel loro "Spirito Guerriero", ritroviamo echi del concetto di "Cosmo" dei Cavalieri dello Zodiaco, capolavoro di Masami Kurumada; nella struttura e finalità del Quinto Settore ritorna alla mente la Tana delle Tigri di L'Uomo Tigre, ancora del maestro Kajiwara e disegnato da Naoki Tsuji.
Il volume si divora in breve tempo regalando una piacevole lettura e accendendo una sana curiosità per il prosieguo della storia.