In Treatment - Settimana 2: la recensione
Alla seconda settimana la serie trasmessa da Sky inizia a costruire una continuity e si supera...
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Sara: In appena due settimane il percorso di un anno terapeutico ha subito una netta svolta con la confessione del personaggio di Kasia Smutniak e il conseguente cambio d'approccio da parte dell'analista e l'episodio della settimana conferma i continui tentativi di abbattere progressivamente il muro professionale che divide i due personaggi. Dal semplice "darsi del tu" al tono nettamente più confidenziale della discussione, il tentativo (cosciente o meno, non lo sappiamo) di Sara stavolta si dirige verso lo stesso ristretto "setting" dello studio di Giovanni e l'abbattimento di questo. Qui In Treatment supera definitivamente il confine tra realistico e documentaristico, con Giovanni in piena difficoltà e quasi nel panico e una prima costruzione di un'umanità (che significa anche capacità di commettere errori) per l'analista che si rifletterà su tutte le restanti puntate.
Dario: Forse la puntata più debole delle cinque. Più che in altri casi vari risvolti della discussione sono un pretesto per gettare una serie di spunti da riprendere più avanti e che quindi nell'immediato ci lasciano perplessi. È il caso dell'umana, troppo umana confessione di Giovanni a Dario su come il primo si sia trovato recentemente al funerale di un amico: una sequenza che sul momento ci spiazza ma che alla fine della settimana avrà il suo perché. Sul versante del paziente invece si continua ad insistere sulla correlazione con il padre, con il racconto di un episodio della gioventù di questo che rappresenta il momento migliore dell'episodio.
Pietro e Lea: Anche se sarebbe meglio intitolare la puntata "Giovanni e Eleonora" dato che la maggior parte della puntata è dedicata all'analista e alla moglie (Valeria Golino). Dopo che la seduta viene bruscamente interrotta i due si trovano infatti a discutere: anche qui l'escalation emotiva, l'oppressione di uno spazio ristretto come quello dello studio nel quale siamo intrappolati e le interpretazioni costruiscono una lunghissima sequenza di fortissimo impatto. Lo spettatore che inizia a seguire tutto con alle spalle solo la prospettiva di Giovanni si trova presto completamente spiazzato da una serie di rivelazioni che nemmeno l'anticlimax finale può sciogliere.