In Treatment - Settimana 2: la recensione

Alla seconda settimana la serie trasmessa da Sky inizia a costruire una continuity e si supera...

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Alla seconda settimana di trasmissione In Treatment si conferma e si supera, mantenendo da un punto di vista tecnico tutti gli elementi delle prime cinque puntate ma alzando la posta a livello interpretativo e narrativo. Ad una conferma generale della struttura particolare della serie segue infatti una piccola ma significativa decostruzione di questa, con l'inserimento di un nuovo, importantissimo personaggio e una maggiore importanza data alle connessioni tra gli episodi e alla continuity. Restando ferme quasi tutte le considerazioni generali valide per la prima settimana, concentriamoci sullo svolgimento dal sesto al decimo episodio.

Sara: In appena due settimane il percorso di un anno terapeutico ha subito una netta svolta con la confessione del personaggio di Kasia Smutniak e il conseguente cambio d'approccio da parte dell'analista e l'episodio della settimana conferma i continui tentativi di abbattere progressivamente il muro professionale che divide i due personaggi. Dal semplice "darsi del tu" al tono nettamente più confidenziale della discussione, il tentativo (cosciente o meno, non lo sappiamo) di Sara stavolta si dirige verso lo stesso ristretto "setting" dello studio di Giovanni e l'abbattimento di questo. Qui In Treatment supera definitivamente il confine tra realistico e documentaristico, con Giovanni in piena difficoltà e quasi nel panico e una prima costruzione di un'umanità (che significa anche capacità di commettere errori) per l'analista che si rifletterà su tutte le restanti puntate.

Dario: Forse la puntata più debole delle cinque. Più che in altri casi vari risvolti della discussione sono un pretesto per gettare una serie di spunti da riprendere più avanti e che quindi nell'immediato ci lasciano perplessi. È il caso dell'umana, troppo umana confessione di Giovanni a Dario su come il primo si sia trovato recentemente al funerale di un amico: una sequenza che sul momento ci spiazza ma che alla fine della settimana avrà il suo perché. Sul versante del paziente invece si continua ad insistere sulla correlazione con il padre, con il racconto di un episodio della gioventù di questo che rappresenta il momento migliore dell'episodio.

Alice: La storia della ballerina ci viene raccontata con grande delicatezza e umanità, con l'eleganza di una scrittura che riesce a far capire molto di più di quanto le parole non dicano e con l'intelligenza di saper saltare in venti minuti da un argomento all'altro senza soluzione di continuità ma con una malinconia di fondo che basta a collegare tutte le vicende. Complice una luce più fredda e oscura del solito e la costruzione di una silenziosa ma costante e percepibile escalation emotiva che si scioglie soltanto nel momento di un abbraccio finale, questa puntata è la migliore andata in onda finora.

Pietro e Lea: Anche se sarebbe meglio intitolare la puntata "Giovanni e Eleonora" dato che la maggior parte della puntata è dedicata all'analista e alla moglie (Valeria Golino). Dopo che la seduta viene bruscamente interrotta i due si trovano infatti a discutere: anche qui l'escalation emotiva, l'oppressione di uno spazio ristretto come quello dello studio nel quale siamo intrappolati e le interpretazioni costruiscono una lunghissima sequenza di fortissimo impatto. Lo spettatore che inizia a seguire tutto con alle spalle solo la prospettiva di Giovanni si trova presto completamente spiazzato da una serie di rivelazioni che nemmeno l'anticlimax finale può sciogliere.

Giovanni e Anna: Logico dunque che l'ultimo episodio, come la scorsa settimana, sia un pretesto per trarre le conclusioni delle puntate precedenti, per rileggere in maniera diversa vari avvenimenti, per gettare una nuova luce sul personaggio di Giovanni. In tutto ciò però Anna, che anche stavolta continua a porre l'accento sulla vicenda di Sara paradossalmente quasi di più rispetto a quella di Eleonora, non è una semplice confidente attiva ma a sua volta è oggetto di studio e decifrazione da parte nostra e di Giovanni, che non ci sta a passare sotto la lente d'ingrandimento senza reagire.

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