In Treatment - Settimana 1: la recensione
La recensione della prima settimana di In Treatment, la serie trasmessa su Sky con Sergio Castellitto
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Riprendendo il titolo della versione americana, e quindi scegliendo di non tradurre nella lingua nostrana il titolo, forse per ricreare una maggiore familiarità con quanti avessero già conosciuto l'adattamento con Gabriel Byrne, In Treatment, per quanti invece fossero all'oscuro del soggetto e della sua particolare narrazione, tratta il tema della psicoterapia. Partendo da una prospettiva la più realistica – senza sfociare nel documentaristico comunque – e asciutta possibile, lo show ha un proprio ideale arco narrativo settimanale composto da cinque puntate che illustrano lo svolgimento di altrettante sedute psicoterapeutiche, ognuna di mezz'ora, ognuna dedicata ad un personaggio specifico che tornerà la settimana seguente lo stesso giorno.
Lo sguardo distaccato è quello dell'analista Giovanni Mari (Sergio Castellitto) che interagisce nell'ordine con Sara (Kasia Smutniak), donna in crisi col suo uomo e al tempo stesso coinvolta in un transfert con lo psicoterapeuta, Dario (Guido Caprino), carabiniere ed ex infiltrato in un'organizzazione criminale, Alice (Irene Casagrande), una ragazza vittima di un incidente ma sospettata di tentato suicidio, Pietro e Lea (Adriano Giannini e Barbara Bobulova), coppia in crisi, e Anna (Licia Maglietta), ex supervisore e terapeuta di Giovanni.
I ristretti spazi di manovra per costruire una propria identità sono dunque innanzitutto quelli che si riserva la regia di Saverio Costanzo (La solitudine dei numeri primi) che piuttosto che puntare tutto sul gioco di sguardi tra i due/tre interpreti della scena sceglie anche di coinvolgere l'ambiente che li circonda, a tutti gli effetti co-protagonista della scena. Ed ecco dunque la telecamera che si muove intorno ai personaggi, li circonda, si allontana per indugiare su un particolare di scena (lo studio è pieno di modellini di navi) e poi ritorna rapidamente sui primi piani a sottolineare un'espressione del corpo. È proprio in quest'ultime infatti che le linee di dialogo non molto originali prendono vita e significato (spesso celato o da interpretare).