In the Earth, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2021
In The Earth, film diretto dal britannico Ben Wheatley, trasporta in un mondo sospeso tra realtà e follia, regalando un'opera molto originale
Ben Wheatley (Kill List, Rebecca) ha girato il suo nuovo film In The Earth durante la pandemia e ha confezionato una storia che unisce attualità ed elementi legati al paganesimo britannico, aggiungendoci una buona dose di allucinazioni e ossessioni.
Il livello di stranezza ed eccentricità che contraddistingue la storia di In the Earth è particolarmente elevato, tra riti inquietanti e una misteriosa nebbia allucinogena e Whatley, autore anche della sceneggiatura e del montaggio, riserva più di una svolta violenta e terrificante agli spettatori, trasportati una realtà che appare quasi sospesa nel tempo e nello spazio.
Con un mix ricco di spunti che parte dall'idea che lo sfruttamento della natura possa portare a conseguenze inaspettate e drammatiche e tocca le conseguenze di una fede ossessiva e irrazionale, la struttura narrativa di In The Earth, che ha comunque il merito di non prendersi mai troppo sul serio, appare un po' confusa e incerta, affidandosi quindi alle interpretazioni convincenti del proprio cast, in particolare quelle di Joel Fry ed Ellora Torchia che rimangono sospesi tra serietà e un senso di smarrimento perfetto per la situazione mentre Shearsmith e Squires hanno maggior libertà dal punto di vista espressivo, per sostenere un racconto bizzarro e affascinante che ben si inserisce nella filmografia di Ben Wheatley.
Grazie alla collaborazione con il direttore della fotografia Nick Gillespie e il compositore Clint Mansell, essenziale per delineare l'atmosfera che contraddistingue la storia, il regista propone un'esperienza cinematografica sopra le righe che intrattiene con la sua imprevedibilità e follia.