The Impossible, la recensione [2]
Nato per commuovere, The Impossible ha il merito di non nascondere le proprie intenzioni e il demerito di sposare una prospettiva totalmente occidentale nel raccontare una tragedia orientale...
E' impossibile negare un certo senso di straniamento da primo mondo guardando The Impossible, film in cui la tragedia dello Tsunami del 2004 è raccontata attraverso la piccola storia di una famiglia separata dalle acque che cerca di ricongiungersi (oltre che sopravvivere) in ciò che segue il disastro. E' uno straniamento dovuto al fatto che la consueta piccola storia usata per raccontare la grande storia nella quale è ambientata riguarda una famiglia indistintamente caucasica (il paese di origine non è specificato appositamente) quando è noto che i tragici eventi che fanno da sfondo hanno riguardato più che altro i locali.
Così i biondissimi Ewan McGregor e Naomi Watts con i loro tre figli biondi incarnano la versione finzionale dei veri personaggi alla cui miracolosa storia il film si ispira (lo statuto di verità è molto ben sottolineato all'inizio), in un percorso di salvazione annunciato fin dall'inizio ma non privo di retorica melodrammatica.
Eppure non è nel trattare con piglio horror la vera cronaca della tragedia indiana che The Impossible trova i suoi picchi, quanto nella manipolazione dei sentimenti, in quella pastella particolare che è il melodramma, fatta di regole semplici e scontate unite a lacrime obbligatorie sugli affetti familiari. Di certo non si tratta di materia per tutti gli stomaci, i più sensibili possono infastidirsi a una dose così eccessiva e così forzata di zuccheri, tuttavia è indubbio che Bayona manovri nella maniera giusta la materia bassa e popolare che stimola le facili lacrime: senza mai indugiare nella ruffianeria e senza nascondere le sue vere intenzioni.