Imperium vol. 4: La Tempesta, la recensione

Abbiamo recensito per voi il quarto volume di Imperium, La Tempesta, realizzato da Joshua Dysart e Khari Evans

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Come Zeus fu costretto ad affrontare e sconfiggere il padre Crono, così Amanda McKee, teletecnopate conosciuta con il nome di battaglia di Livewire, è chiamata ad arrestare l’incredibile ascesa del suo mentore e padre putativo Toyo Harada, lo psiota più potente della Terra. Prima che un terzo conflitto mondiale esploda e che il supercriminale definitivo dell’Universo Valiant assoggetti tutti i popoli al suo dominio, la squadra degli H.A.R.D.S. Corps deve salvare le sorti del mondo.

Da quando Harada ha deciso di rompere gli indugi e uscire allo scoperto, dapprima ha prima creato un suo Stato, la Zona della Fondazione, andando a occupare parte del territorio nazionale del Congo; in seguito ha fatto sua la portaerei U.S.S. Bush, riconvertita a base mobile personale; e ora sta ultimando l’ascensore spaziale, elemento chiave del suo progetto. Le potenze mondiali sono chiaramente poco propense ad accettare la crescita di una nazione che, giorno dopo giorno, acquista sempre maggiore credito e raduna un numero crescente di proseliti votati alla causa di Harada.

Con questo quarto appuntamento, Joshua Dysart firma l'ennesima prova solida su Imperium, in linea con il già ottimo lavoro svolto nei precedenti volumi. In apertura abbiamo citato la mitologia greca: da quella tradizione lo scrittore prende in prestito la drammaticità di una vicenda che vede contrapporsi un padre e una figlia, protagonisti di una sfida carica di tensione emotiva. Dysart è inoltre abile nella gestione corale della storia, caratterizzata sì dall’epico furore della battaglia decisiva, ma anche impreziosita dalla presenza del Maggiore della H.A.R.D.S Corps Charlie Palmer e del voltagabbana Gravedog.

L'azione frenetica e incalzante, intervallata da schegge di passato che approfondiscono il rapporto tra Amanda e Toyo, fa sì che il pathos cresca vertiginosamente per poi esplodere nell’ultimo, vibrante capitolo. La lettura scorre veloce e i continui stacchi narrativi, che permettono di seguire le vicissitudini dell'ampio cast, vengono utilizzati con maestria, così da mantenere alta la tensione per tutta la durata dello storyarc.

Non manca, com'è consuetudine per molte opere di casa Valiant, una forte componente realistica, con un preciso richiamo alla politica internazionale e ai suoi precari equilibri: l’influenza che le vecchie potenze esercitano sull'economia globale incontra la volontà di rivalsa dei nascenti Paesi industrializzati in un conflitto delicato, il cui esito finale vede Harada come ago della bilancia.

I disegni di La Tempesta sono affidati a Khari Evans, coadiuvato ai colori da Ulises Arreola. Lo storytelling è lineare e mantiene una compostezza formale anche nei momenti più concitati tramite l’utilizzo di una griglia dinamica ma regolare. Lo stile ipercinetico di Evans si adatta perfettamente alla storia d'azione concepita da Dysart; quello che latita, e che non rende memorabile questa prova dell'artista, è la poca volontà di osare presentando soluzioni originali e dal maggior impatto visivo, come quelle viste nei volumi precedenti di Imperium.

Molti interrogativi vengono lasciati aperti, in attesa del prosieguo delle avventure di Toyo Harada e della sua Fondazione, ma il giudizio finale di La Tempesta è sicuramente buono: un prodotto che convince e mantiene alta la qualità della serie.

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