Imago Mortis

In una scuola di cinema, uno studente inizia a essere testimone di eventi inquietanti. Tentativo di horror all'italiana con spunti interessanti, ma in generale poco convincente e appassionante...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloImago MortisRegiaStefano Bessoni
Voci originali
Alberto Amarilla, Álex Angulo, Francesco Carnelutti, Geraldine Chaplin,    Oona Chaplin, Anna CuculoUscita16 gennaio 2008 

Ogni tanto, arrivano film che vengono caricati di responsabilità pesanti. Imago Mortis dovrebbe rappresentare l'occasione di rilanciare un certo cinema di genere in Italia, anche grazie al prezioso contributo di una distribuzione importante come quella che può offrire la Medusa. Probabilmente, è ingeneroso addossare un peso del genere su un unico titolo, ma d'altronde se il mercato italiota propone solo commedie e filmetti sentimentali, la questione diventa un po' obbligatoria.

Di sicuro, possiamo dire che Imago Mortis non propone nulla di imbarazzante al livello delle ultime pellicole di Dario Argento e che non sfocia quasi mai nel ridicolo involontario (se non forse in una morte alla fine). Tuttavia, l'impressione è che la volontà (decisamente stimabile) nel realizzare un film fuori dal tempo e senza una connotazione temporale precisa, abbia dato origine a un film contraddittorio. Da una parte, si vorrebbe creare una pellicola d'atmosfera, ma poi si punta su facili effettacci (non tanto visivi, quanto nel montaggio e nel sonoro, a tratti assordante). D'altro canto, non siamo certo di fronte a prodotti come Hostel o Saw, che giocano su decine di torture ingegnose per conquistare l'attenzione dello spettatore. E anche l'idea di creare sensazioni complottistiche alla Polanski sembra non raggiungere i traguardi sperati, anche a causa del mancato approfondimento del gruppo collegato alla contessa Orsini.

Per esempio, è curioso notare come il film nel film sembri più moderno di quello 'vero' e, almeno a livello di fotografia, decisamente più intrigante e visivamente stimolante. In effetti, non è facile nel cinema italiano notare un'attenzione importante a certi aspetti. Penso anche alla cura di certe scenografie e di certi oggetti, chiaramente frutto di duro lavoro preparatorio. E allora, perché non mostrarlo con maggiore forza espressiva, limitandosi solo a scene sporadiche (come quella molto convincente dell'animale morto)?

Forse, i maggiori problemi (come spesso capita col cinema italiano) sono da ricercare nell'ambito della sceneggiatura. Il fatto è che diverse scene, soprattutto all'inizio (ma anche in seguito, penso alla sequenza del 'picchiatello') non portano assolutamente avanti l'azione e peraltro non sono neanche molto utili per creare atmosfera. Magari, con qualche ripetizione in meno (non serviva far vedere tutta quella gente morta, soprattutto il ragazzo) e un 15-20 minuti sforbiciati, il film avrebbe potuto salire di livello. Purtroppo, anche il finale non soddisfa, sia perché lascia troppe questioni in sospeso, sia perché l'idea della thanatografia (almeno per come è espressa) non sembra poter reggere tutto l'impianto narrativo della vicenda.

Per quanto riguarda il cast, in generale se la cava bene, con la famiglia Chaplin in particolare. Oona Chaplin è un'ottima scelta per il ruolo, con un volto da Jennifer Love Hewitt meno banale e più interessante. Il problema è che il protagonista interpretato da Alberto Amarilla non convince, anche a causa delle sue due espressioni: una quando ride (ossia nel 95% delle sue scene, anche quando parla dei genitori morti), l'altra con le braccia verso l'interlocutore a mostrare incredulità. Di sicuro, non è il nuovo Edoardo Noriega...

Insomma, un prodotto con qualche luce e diverse ombre. Ma l'impressione è che non sarà facile trovare un mercato per un prodotto del genere...

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