Imaginary, la recensione
Un amico immaginario che non è poi così amico è lo spunto che Imaginary sviluppa con molta convenzionalità ma a tratti anche vera paura
La recensione di Imaginary, il film dell'orrore di Jeff Wadlow in sala dal 14 marzo
Imaginary potrebbe essere il miglior film di Jeff Wadlow, anche se non è proprio eccezionale, questo perché la filmografia di questo regista è da rabbrividire (ma non di paura). In pochi anni si è reso responsabile di film senza un equilibrio se non proprio senza un perché, come Obbligo o verità o Fantasy Island. Stavolta invece c’è un equilibrio proprio diverso tra stupidità spinta (che non manca) e vera paura. Stavolta la storia scema di una bambina con un amico immaginario che tutti sottovalutano e invece è un demone che la vuole rapire, trova almeno nella sua seconda parte un po’ di paura reale attraverso una costruzione di stanze, ambienti, pupazzoni e una buona tensione. Questo non cancella la dozzinale ostentazione di dialoghi e personaggi ridicoli, sia chiaro, ma almeno fa il suo.
È quella la parte migliore di Imaginary, quando tutti finiscono nel regno dell’immaginazione, creato con una grande ingenuità (pieno di porte e fatto come un dipinto di Escher) ma indubbia efficacia nei suoi momenti di paura. Il resto, ancora, andrà a parare dalle parti del solito, ma almeno in un cinema, almeno al buio e almeno per un po’ di scene Imaginary (un po’ di) paura la fa.