I’m Dying Up Here 1x07, "My Rifle, My Pony and Me": la recensione

La nostra recensione del settimo episodio di I'm Dying Up Here, la nuova serie di Showtime

Critico e giornalista cinematografico


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Spoiler Alert
Non ci sono mezze misure in questa puntata di I’m Dying Up Here. Botte e pugni fin dalle prime immagini, svelamenti, atti clamorosi e grandi cambiamenti. Per un momento la serie sembra mettere da parte (ma solo per un attimo) il suo svolgimento didascalico in cui in ogni puntata mette in scena un aspetto, una regola, un dovere o un problema tipico della generazione dei comici degli anni ‘70, e fa fare a tutte le trame un piccolo passo in avanti.

Prima l’insegnamento: non si ruba una battuta.

Ci si sarebbe potuti aspettare un po’ più di centralità per quella che è la regola aurea dei comici, soprattutto un trattamento un po’ meno sbrigativo. Un comico navigato ascolta Eddie in uno degli spettacolini tristi che tiene nel diner in cui fa da cameriere, il mattino dopo Eddie lo sente alla radio usare le sue battute. Come prevedibile quando si confronterà con lui da Goldie, davanti agli altri, non solo lui negherà ma gli altri crederanno al navigato comico e non al novellino.

Una dinamica abbastanza scontata per una serie che invece ha dimostrato nelle altre puntate di saper prendere i suoi temi anche da punti di vista meno prevedibili (qui sarebbe stato più in grande il concetto di plagio, di copiare per insicurezza, di aver perso la voglia di essere originali).

È semmai nella trama di Goldie che vediamo finalmente un po’ di complessità. Un rapporto falso con un uomo, che tuttavia a lei sta bene, un po’ di amicizia in più con Cassie e un po’ di speranza ai ragazzini. Ron ha un’occasione sul palco che spreca con poco mentre Adam continua a darci dentro nei palchi meno importanti del locale ma con più soddisfazione.

Goldie sembra sempre una promessa mancata di questo show. Melissa Leo è senza dubbio l’attrice giusta, ha il carisma che serve ma anche gli improvvisi lampi di dolcezza nascosta, ha un modo di fumare caratteristico che consentirebbe di riconoscerla anche al buio e incute timore anche senza parlare. Tuttavia Goldie non diventa quel mogul che pare sulla carta. Temuta ed amata, indurita da una vita in cui essendo donna ha dovuto dimostrare tutto, contiene le contraddizioni migliori della serie (e non è nemmeno una comica) ma queste non esplodono mai.

I’m Dying Up Here sembra semmai preferirgli Bill, il comico barbuto, triste e sempre arrabbiato, determinato a farsi notare e sempre ad un passo dall’arrivare da Carson, che stavolta ha una serie di duetti con il drogato Nick, che da Carson già c’è stato ma non ha la stima degli altri. Nella più classica delle scene di competizione i due stringeranno un’amicizia molto poco convincente. Sarà una scena più maschile, virile e sommessamente sentimentale semmai quella in cui, tutti aiuteranno Eddie dopo averlo preso in giro, una volta capito che aveva ragione e le battute gli erano state rubate. In una rissa impari (tanti contro uno) si scioglierà ogni acrimonia.

Insomma, determinata a parlare di uomini e di donne, invece di grandi temi e idee, questa puntata ha dato il peggio, non ha trovato il ritmo, non ha saputo avvincere e sembrava davvero non sapere cosa voler dire se non il più generico “È bello volersi bene. È difficile diventare più bravi”.

Addirittura l’avventura in prigione di Ralph ed Edgar è sembrata la parte più interessante, condita di un po’ di suspense, di eventi e di una serie di contraddizioni in grado di svegliare l’attenzione dello spettatore.

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