The Illusionist

Vienna, inizio novecento. Uno straordinario mago entusiasma la città con i suoi trucchi, ma l’amore per la fidanzata del principe regnante lo esporrà a grandi pericoli. Film indubbiamente affascinante, ma anche molto discutibile

Condividi

E’ impossibile, commentando questo film, non paragonarlo con The Prestige. La pellicola di Christopher Nolan ha avuto sicuramente un risalto maggiore, ma in realtà è uscita solo successivamente negli Stati Uniti. The Illusionist, presentato con poco successo al Sundance Film Festival, è infatti stato lanciato ad agosto senza particolari speranze da parte dei distributori, ma a sorpresa ha ottenuto quasi 40 milioni di dollari (a fronte di un budget di soli 16).

Così come The Prestige, anche qui abbiamo due uomini in lotta tra loro (anche se soltanto uno è un mago) e anche in questo film l’illusione non si limita al palcoscenico, ma si sposta anche nella vita reale.
Inoltre, anche la struttura è la stessa, con una vicenda che inizia ‘in media res’ e che ci viene spiegata con un lungo flashback.
Ma ci sono anche delle importanti differenze. Mentre in The Prestige i trucchi vengono analizzati dettagliatamente, qui la magia ha un carattere quasi mistico e visionario. In generale, è una scelta affascinante, che dà vita ad immagini meravigliose, ma talvolta c’è qualche eccesso (come nelle visioni dei morti, per cui sarebbe necessario una tecnologia avanzatissima, che decisamente non esisteva all’epoca).

La trama è decisamente più classica (un triangolo sentimentale, con due uomini che si contendono la stessa donna) e senza gli estremi dei maghi descritti da Nolan, ma non per questo si può dire che non funzioni. L’atmosfera è affascinante, grazie a delle scenografie veramente incantevoli e ad una ricostruzione che lascia strabiliati, considerando l’esiguità del budget.
Gli attori, poi, funzionano bene. Se Edward Norton e Paul Giamatti sono delle garanzie, la sorpresa è Jessica Biel, che mostra decisamente un talento poco ammirato nelle pellicole action/horror a cui ha partecipato finora.

E allora, perché soltanto sei come voto? Beh, The Illusionist è un film pericoloso, che mette in scena un’idea di cinema che detesto sempre di più (anche perché risulta sempre più apprezzata e utilizzata). Per questo, però, bisogna parlare del finale esaustivamente, cosa che faccio in fondo all’articolo (ovviamente, evitatelo se non volete rovinarvi la sorpresa).
Insomma, The Illusionist è un film interessante, ma un po’ troppo furbetto per i miei gusti. Magari non per i vostri…

SPOILER – Attenzione, nelle prossime righe si parla del finale del film. Non proseguite se non volete sapere nulla a riguardo, eventualmente rinviate la lettura dopo aver visto la pellicola…

Alla fine, si scopre che Sophie non è morta e che tutto è stato un gigantesco trucco per permettere ai due innamorati di vivere felicemente insieme. Insomma, un classico finale a sorpresa, che ha lasciato ammirato il pubblico statunitense (tra cui Stephen King, che ha inserito la pellicola tra le sue preferite di quest’anno). Che però, come spesso succede in questi casi, non è stato molto attento durante la proiezione, né sembra aver ragionato in seguito.
Nella scelta del regista di non mostrare il ‘ferimento’ di Sophie (che poi causa la sua ‘morte’), si capiva già che c’era qualcosa di strano. In realtà, anche se prevedibile, la sorpresa che lei non sia morta non funziona. Intanto, la spiegazione sembra il solito farmaco miracoloso che produce una morte apparente e non è certo troppo convincente. E poi, perché è il personaggio di Edward Norton ad occuparsi del ‘cadavere’ e non la famiglia di lei, che certo non lo vede di buon occhio? E soprattutto, perché, invece di fuggire insieme subito dopo i funerali, il mago continua nella sua lotta contro il principe regnante, che lo espone a grandi rischi? Soltanto per orchestrare il gran finale con il botto?
La verità è che, dai tempi de Il sesto senso (pellicola che funzionava perfettamente, perché la sorpresa era inaspettata ma perfettamente funzionante), troppi registi hanno cercato soltanto di stupire lo spettatore, a danno dell’economia generale e della struttura dei loro film. Non è il caso di eccitarsi, quindi, ma anzi di criticare ferocemente questo tipo di scelta…

Continua a leggere su BadTaste