Il trattamento reale, la recensione

Il trattamento reale col reale ha davvero poco a che fare. La colpa non è la sua frivolezza ma l’incapacità, dentro di essa, di attuare una qualsivoglia variazione sul tema

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La recensione di Il trattamento reale, dal 20 gennaio su Netflix.

È del 2022 ma è come se fosse uscito all’inizio degli anni Duemila Il trattamento reale. Questa commedia romantica scritta (da Holly Hester) e diretta (da Rick Jacobson) senza pretese, infatti, pur assolvendo pienamente al suo compito di “rassicurare e motivare” (con la fairytale di una giovane ragazza che trova il suo posto nel mondo e con esso il grande amore - e viceversa) soffre immensamente la retrograda idea narrativa che la sottende: raccontare la storia d’amore a lieto fine tra un ricco infelice e una povera dal cuore d’oro, dove la bontà naturale di quest’ultima (che ne è la caratteristica principale) è ciò che, guarda caso, fa aprire agli occhi al ricco viziato e un po’ ignorante (la caratteristica principale di lui).

Per quanto Il trattamento reale si muova allora in scioltezza tra i suoi tropes (l’incontro casuale e improbabile tra i due protagonisti, la scoperta di un mondo nuovo da parte di lei, la messa in scena di un mondo puro e casto), ciò che stride dall’inizio alla fine in questa love story tra Isabella, una giovane parrucchiera italoamericana (Laura Marano) e il principe di Lavania Thomas (Mena Massoud), erede al trono di un Paese vagamente esotico che deve imparare a conoscere, è allora l’idea stessa che tutti questi elementi triti e ritriti - diciamolo, questi cliché - possano ancora parlarci in qualche modo del mondo di oggi. 

Per quanto la frivolezza sia il carattere distintivo del film (con la promessa di un racconto leggero e di buon cuore che viene totalmente mantenuta), è infatti impossibile guardando Il trattamento reale non avere la sensazione che ciò che racconti sia totalmente avulso dalla realtà, e che la sua interpretazione - giustamente - macchiettistica del mondo sia ormai priva di senso perché priva di qualsiasi sforzo per renderla attuale.

Così retrogrado da diventare imbarazzante, Il trattamento reale offre una galleria di stereotipi e luoghi comuni narrativi - a partire, dicevamo, dalla trama principale - che vanno dalla promessa sposa di lui bionda e frivola (per quanto sia apprezzabile la pennellata finale che le dà un minimo di umanità), alle esagitate colleghe di Isabella che non sanno come comportarsi a corte (perché, appunto, sono povere…), in un mix letale di piccole coloriture molto poco divertenti (fa davvero ancora ridere la nonna italiana che offre le lasagne?) che non fanno che aumentare il senso di disagio e di distanza rispetto a ciò che si sta vedendo.

Il trattamento reale, insomma, col reale ha davvero poco a che fare. La colpa, lo ribadiamo, non è la sua frivolezza: è appunto l’incapacità, dentro di essa, di attuare una qualsivoglia variazione sul tema, di rivelare quantomeno di essere figlio del suo tempo. La sua anonimia è quasi un prodigio.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Il trattamento reale? Scrivetelo nei commenti!

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