Il timido Anticristo, la recensione

Abbiamo recensito per voi Il timido Anticristo, di Antonucci & Fabbri per i disegni di Maurizio Boscarol

Condividi

Il timido anticristo, anteprima 01

Stefano Antonucci e Daniele Fabbri sono una coppia consolidata del Fumetto italiano, un tandem che ha votato la propria carriera alla satira religiosa, politica e sociale. Quando sulla copertina di un volume si legge la firma Antonucci & Fabbri, tendenzialmente, è possibile intuire quale sarà il leitmotiv della narrazione, i toni utilizzati e i registri linguistici tra l'irriverente e il dissacrante che accompagneranno la lettura.

Non fa eccezione Il timido Anticristo, graphic novel targata Feltrinelli Comics che deriva in modo diretto dall'omonimo spettacolo di genere stand up comedy scritto e interpretato dallo stesso Fabbri. Gli autori firmano in modo congiunto la sceneggiatura del volume per i disegni di Maurizio Boscarol, il quale concretizza in immagini il monologo del comico romano che a tratti diventa un dialogo con l'autore abruzzese, spalla comica imprescindibile per la riuscita della storia.

Nonostante il titolo spiccatamente provocatorio, i toni sono sempre estremamente pesati e razionali, contrapposti proprio a quella fede cieca costituita da slogan e frasi fatte che viene messa alla berlina. Il testo recitato da Fabbri all'interno del fumetto è molto simile a quello del suo spettacolo teatrale, ma sarebbe errato parlare di una trasposizione pedissequa. Il meccanismo dialogico (due amici al bar che discutono di massimi sistemi) offre continui spunti di riflessione che oscillano tra la battuta pungente e momenti di genuina intimità legati al passato (reale) di uno dei due protagonisti.

I disegni di Boscarol non solo riescono a far recitare i personaggi come fossero su un palcoscenico, ma restituiscono tutta la componente immaginifica delle citazioni (famigliari, esponenti religiosi...) che uno spettatore immagina durante l'ascolto della commedia. Il vero valore aggiunto della storia è, infatti, l'ottimo connubio tra la componente testuale e i disegni evocativi, con un risultato davvero esplosivo.

Il timido anticristo, anteprima 02

Volendo ipotizzare un target di riferimento per il volume, questi andrebbe sicuramente cercato in quella generazione figlia degli anni Ottanta che, come il protagonista, dopo un iniziale avvicinamento alla religione (tramite parrocchie e oratori) se ne è progressivamente allontanata, mentre il mondo esterno non solo resta immutato, ma cerca di inglobare nuovamente il "figliol prodigo".

Di norma, Antonucci e Fabbri non utilizzano termini offensivi, e quando ai protagonisti scappa qualche termine sopra le righe c'è sempre una soluzione grafica utile a rendere il tutto coerente, così da non urtare la sensibilità di nessuno. Per chi avesse letto i lavori precedenti del duo - V for Vangelo, Quando c'era Lvi, Gesù: la trilogia e Il Piccolo Führer - Il timido Anticristo potrà facilmente rappresentare l'evoluzione naturale di un linguaggio che, di esperienza in esperienza, si fa sempre più preciso, ragionato e difficilmente attaccabile.

Questo fumetto è l'anello di congiunzione tra credenti e non credenti, mettendo su carta tutto quel "non detto" imbarazzante che c'è tra due generazioni molto distanti tra loro: una figlia delle certezze "casa e chiesa" e l'altra che ha cercato i propri punti fermi altrove, creando una forte frattura ideologica difficilmente colmabile tra ragione e fede.

[gallery columns="1" size="large" ids="220487,220486,220485,220484,220483,220482,220481,220480"]

Continua a leggere su BadTaste