Il Testimone Invisibile, la recensione

Un thriller con pochissima cura per i dettagli e per la scrittura, Il Testimone Invisibile è invece proprio su quello che avrebbe dovuto puntare

Critico e giornalista cinematografico


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Parte come un thriller dal concept molto sofisticato Il Testimone Invisibile: un uomo è accusato di omicidio, tutto davvero è contro di lui e non pare poterne uscire anche perché l’accusa sta per tirare fuori un testimone che lo incastrerà, il suo avvocato gli ha però mandato una specialista per tirarlo fuori da quella situazione, insieme hanno 3 ore per tirare fuori una linea di difesa che lo scagioni, il che significa ricapitolare tutto quel che è accaduto e piegare gli eventi in modo da resistere anche alla comparsa del nuovo testimone.

C’è quindi il tempo che stringe, un mistero da svelare (se non è stato lui a compiere quell’omicidio, chi è stato? Come è arrivato a quella situazione assurda?) e moltissimi intrecci ma tutto crolla prima ancora di essere costruito perché niente di questo film è credibile, nemmeno la porta sfondata all’inizio della storia perché pare sfondata spingendo piano piano.

Il Testimone Invisibile è un film che per genere e ambizioni dovrebbe essere precisissimo, molto cauto con il racconto di tante questioni e tanti intrighi, eppure ha tantissimi raccordi di montaggio sbagliati, così tanto che è difficile non notarlo anche per lo spettatore meno attento. È evidente che a questo punto non è possibile pretendere che il resto funzioni bene, che le scene d’azione siano credibili o ben comprensibili, che la storia non abbia buchi, che le svolte più clamorose suonino plausibili e che tutto fili senza che lo spettatore inizi a chiedersi cosa stia guardando davvero.

Perché Il Testimone Invisibile dovrebbe essere un film che lavora sul piacere del racconto e della creazione di storie. Nella trama imputato e avvocato difensore ingaggiano una battaglia dialettica, il primo sembra sempre non rivelare i fatti fino all’ultimo, la seconda lo scopre ogni volta e usa le sue parole per capire cosa stia nascondendo. Le stesse questioni sono ripassate e riviste, le forze in campo sono modificate di racconto in racconto per avvicinarsi alla verità.
Eppure tutto il film è scritto in maniera così noiosa, confusa, pretestuosa e interpretato con così poca cura e credibilità da non riuscire mai ad appassionare. Entrare in una storia thriller con morto non dovrebbe essere complicato ma questo film sembra davvero fare di tutto per rendere il percorso accidentato e complicato.

Inevitabilmente alla fine la parte di piacere, cioè la continua scoperta di una realtà sempre più reale e meno frutto di menzogne, non è per nulla piacevole ma un inferno mal raccontato di cui si finisce per non voler sapere più molto. E addirittura anche la figura dell’avvocato che sulla carta dovrebbe essere un genio, carismatica e ineffabile risulta pura velleità. Scritta per essere sagace eppure fasulla in quel che dice e come è interpretata.

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