Il talento di Mr C, la recensione
Poteva limitarsi a sfruttare Nicolas Cage e il suo potenziale memetico, invece Tom Gormican dirige un’opera che è prima di tutto un film
Il talento di Mr C, il film con Nicolas Cage in prima TV su Sky e in streaming su NOW a partire dal 15 agosto
Ovviamente i paralleli tra Nicolas Cage la persona vera e Nicolas Cage il protagonista di Il talento di Mr C sono numerosi. Entrambi sono attori, diventati famosi grazie a blockbuster pieni di esplosioni e faccette, entrambi hanno girato The Rock e Con Air, ed entrambi sono arrivati a un punto della loro carriera nel quale la figura pubblica e quella privata cominciano pericolosamente a sovrapporsi. Cage quello vero l’ha risolta negli ultimi anni prendendo pienamente possesso di sé stesso, cominciando a spiegarsi e a ristrutturare la propria immagine, e ovviamente girando una serie di film belli e inaspettati (da Mandy a Il colore venuto dallo spazio) che hanno in qualche modo dato via a un processo di riabilitazione anche professionale.
Il Cage di Il talento di Mr C, invece, non riesce a risolverla, perché per avere una storia serve un conflitto. È talmente immerso in sé stesso che alla festa di compleanno della figlia, ubriaco marcio, improvvisa una canzone di auguri al pianoforte, così da ritrovarsi al centro dell’attenzione. Il cinema, però, sembra non volerlo più, e dopo che David Gordon Green (interpretato da David Gordon Green) gli comunica che non sarà lui il protagonista del suo nuovo film, Cage decide di farla finita. Professionalmente: accetterà un ultimo incarico, poi si ritirerà e troverà altri modi per pagare il mutuo.
Azione, quindi. Bromance. Dramma familiare. Meta-cinema, anche: una delle sottotrame di Il talento di Mr C riguarda proprio il film che Javi sta scrivendo, e al quale finirà per lavorare proprio con colui che voleva come protagonista. È un film eclettico, con tanti personaggi interessanti, che ha ovviamente in Nicolas Cage il suo centro di gravità, ma non permanente: sia Pedro Pascal sia la coppia Olivia/Addy (Sharon Horgan e Lily Mo Sheen, rispettivamente moglie e figlia di Cage) hanno spazio per respirare e crescere, e si ha sempre la sensazione che a Gormican l’ensemble e gli scambi di battute interessino di più che avere Cage che urla “I’m Nicolas MOTHEEEEEEEEER FUUUUUUUUUUUUCKING CAAAAAAAAAAAAAGE” (che è comunque una cosa bellissima da avere, intendiamoci).
Sfuggire del tutto alla tentazione della Cagesploitation, comunque, è impossibile. C’è da dire che Gormican la sfrutta nel modo migliore, esagerando sì ma senza mai mancare di rispetto; e ogni volta che c’è un qualche riferimento a un film girato dal vero Cage, dallo schermo esplode tutto l’amore dell’autore per il suo protagonista, e soprattutto per il suo cinema. Più in generale, Il talento di Mr C è un film che dimostra tutto l’amore di Gormican per le storie e il loro racconto per immagini, in una sorta di contraltare ottimista di Il ladro di orchidee (che invece parlava del dolore e della sofferenza necessari per riuscire a raccontare una storia efficace), o se preferite in una versione mediterranea e caciarona di un film di Martin McDonagh. Comunque materiale interessante da gustarsi e da smontare post-visione: molto di più di quanto sarebbe bastato fare avendo a disposizione Nicolas Cage, e questo è senza dubbio il merito più grande di Il talento di Mr C.