Il Settimo Splendore, la recensione

Recensione di Il Settimo Splendore, graphic novel introspettivo e profondo di Leonardo Favia ed Ennio Bufi

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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La storia di un ragazzo che ricostruisce il proprio passato fatto di segreti e di non detti, di cose taciute e mai spiegate, per rimettere in piedi il proprio presente. Il Settimo Splendore è questo. Ovviamente è anche altro, ma il suo nucleo sta tutto in questo concetto. Modì è un Italiano con una madre suicida e artista, innamorata di Parigi ed entusiasta nel trasmettergli questa fascinazione per la città forse più bella del mondo. Naturale, quindi, che il giovanotto cerchi nella Ville Lumiere di indagare sui motivi che la spinsero a gettarsi dal terzo piano quando era un ragazzino, ad abbandonarlo alle cure di un padre e di un marito che disprezzava per la sua mentalità limitata e provinciale, a lasciarlo in balia di se stesso e dei suoi rancori, della sua incapacità di aprirsi fino in fondo con le persone che ama. Sempre ammesso che sia in grado di amare qualcuno.

Il problema di Modì, forse, è questo: è troppo abituato ai segreti e a mantenerli. Ecco perché ha imparato a fingere molto bene. Del resto dev'essere difficile essere sinceri quando non si ha la minima idea di cosa sia vero e cosa sia falso nella propria vita. Modì ci prova ad essere felice assieme ai suoi nuovi amici parigini, all'umanità che incontra nell'ostello di cui è ospite. assieme alla ragazza che si innamora di lui e alle persone che si sforzano di stargli accanto. E nel frattempo continua la sua indagine tra vecchi amici e vecchi amori dela madre, guidato da un diario dalle pagine strappate e dal suo desiderio di capire, dalla sua ossessione costante: sono destinato a commettere gli stessi errori di mamma? Sono condannato ad essere come lei? Oppure, che sarebbe anche peggio, voglio essere come lei, isolarmi da tutti, trovare sempre una scusa per non farmi andare bene nulla e nessuno? Modì troverà le sue soluzioni e le sue risposte con grande, notevolissima fatica, tramite errori e scelte sbagliate, ripensamenti e dubbi, messe in discussione delle proprie certezze e cambi di prospettiva del tutto inaspettati.

Così come Modì prova faticosamente a rendere felice se stesso, Leonardo Favia, autore di questo fumetto psicologico e introspettivo, cerca di guidarci nelle trame di pensiero del suo protagonista e nei percorsi che segue nel suo viaggio dentro di sé e nella vita sconosciuta della propria madre. Tenta, Favia, con l'ausilio dei bei disegni di Ennio Bufi che creano, grazie a un tratto più insicuro del solito e colori più sfumati di quelli netti a cui ci ha abituati, opera di Walter Baiamonte, un'atmosfera quasi sognante perfettamente intonata alla vicenda. Tenta mettendoci di fronte a singole situazioni chiave della storia d'amore di Modì, delle amicizie che ha stretto a Parigi, dei rapporti con il suo nuovo mondo e mostrandoci il dipanarsi delle sue scoperte, le sue reazioni all'immagine di mamma che pian piano cambia e si chiarisce di fronte ai suoi occhi. Tenta, ma riesce solo in parte.

Due sono i difetti fondamentali che hanno reso Il Settimo Splendore un'opera in qualche modo incompiuta, per quanto per nulla banale e con diversi pregi. Innanzitutto il fatto che un fumetto sull'amore, sulla difficoltà di accettarlo, sulle sfide che propone e sulla sincerità (prima di tutto con se stessi) che richiede, non riesca mai a regalarci emozioni forti. La storia è molto introspettiva, ma non sale mai di tono dal punto di vista emotivo, vuole essere analitica come il procedimento che porta a completare un puzzle, quello della personalità di Modì che è tutta quanta in divenire, a cui mancano dei pezzi fondamentali, piena di vuoti da colmare. Una scelta sicuramente consapevole , confermata anche dalla regia della pagina e dalle scelte di messa in scena degli eventi potenzialmente più toccanti. La seconda ragione, che con la prima è strettamente connessa, è la marginalità in cui rimangono sostanzialmente confinati gli altri personaggi. Chi è davvero Isabelle, la ragazza di Modì? E che tipo è Henry, il suo nuovo amico, al di là di un festaiolo disordinato e infedele? Lo sguardo di Favia, e di conseguenza il nostro, rimane puntato sul protagonista. Ma se la sua storia è quella di un ragazzo che diventa uomo smettendo di distribuire colpe (a se stesso e agli altri) e imparando a vivere i propri rapporti in maniera sincera e non mediata dal sospetto, dal difendersi dagli altri, non sarebbe stato importante conoscere davvero e meglio questi "altri", i destinatari del rinnovato affetto di Modì, finalmente in grado di viverlo pienamente?

Elementi che ci sarebbe piaciuto vedere in una sceneggiatura non facile, che tratta argomenti molto sentiti e che hanno tutte le occasioni del mondo di riverberare nell'animo del lettore. Il Settimo Splendore rimane un romanzo grafico interessante, un prodotto molto ben confezionato da artisti di talento. Forse un po' troppo ambizioso.

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