Il robot selvaggio, la recensione: un'avventura familiare con un cuore di metallo

Chris Sanders porta sul grande schermo Il robot selvaggio, un'avventura animata che esplora il delicato rapporto tra natura e tecnologia

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Chris Sanders l'ha rifatto: ha di nuovo creato un ottimo cartoon con elemento estraneo che precipita in un ambiente che potrebbe rifiutarlo. Lo fece ai tempi di Lilo & Stitch (2002) per la Disney e Dragon Trainer (2010) per la DreamWorks, sempre in coppia con il sodale Dean DeBlois.

Ora la sua creatura aliena inserita in un nuovo ambiente si chiama Rozzum 7134, abbreviato “Roz”. Nel look è un mix di Baymax di Big Hero 6 (2014) con il vispissimo droide rotolante BB-8 degli ultimi Star Wars. “Roz” arriva su un'isola dove gli animali sono i padroni. È stata programmata per aiutarli ma quelli non la sopportano, non comprendendo i suoi modi gentilmente artificiali. I suoi fabbricanti sono l'ambigua corporation Universal Dynamics che somiglia alla Cyberdyne Systems di Terminator, la Tyrell di Blade Runner o la Weyland-Yutani di Alien. L'unica differenza è che per la Tyrell e Wyland-Yutani avevamo conosciuto degli uomini in carne e ossa dietro cui c'erano quei cognomi, come punti di riferimento aziendali nelle saghe. Simile alla Cyberdyne Systems, che avrebbe poi perfezionato l'omicida Skynet, questa Universal Dynamics sembra invece già gestita integralmente solo dalle intelligenze artificiali.

Tutto ciò è interessante, un pizzico spaventoso ma messo in secondo piano (per il sequel?) perché l'obiettivo de Il robot selvaggio è un family movie molto caldo di incontro tra il robot “Roz” e il pulcino oca Beccolustro (Brightbill, in originale). Riusciranno a essere madre e figlio? Metteteci dentro pure una volpe furbastra (punto di riferimento: Nick Wilde di Zootropolis, a sua volta rubato al Robin Hood animato del 1973), un castoro non rancoroso, una mamma opussum e un orso dal cuore d'oro ed ecco un buon film sulla famiglia fantascientificamente allargata modello Il gigante di ferro (1990). Si punta al sentimento in modo efficace. Ma c'è tutto un sottotesto terrificante (dove siamo noi umani? Universal Dynamics da chi è governata? In che contesto geografico ci troviamo rispetto al vecchio Pianeta Terra?) che il film di Sanders non vuole affrontare. Per ora.

Tratto dai libri per l'infanzia di Peter Brown. L'animazione ha uno stile volutamente impressionista che fa risaltare l'aspetto più rigoglioso e ferino dell'ambiente pulsante in cui è capitata l'amabile “Roz”. Qualora gli incassi lo permettessero, c'è chiaramente l'intenzione di partire con una saga.

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