Il ritorno, la recensione: l'Odissea secondo Uberto Pasolini, un viaggio senza mordente
Coproduzione internazionale stanca e senza mordente, Il ritorno ripensa il mito di Ulisse con due sprecati Ralph Fiennes e Juliette Binoche
È davvero difficile riconoscere il regista umanista figlio di Rossellini, De Sica e Ken Loach, vedendo Il ritorno (The Return). Stiamo parlando dell'Uberto Pasolini produttore di Full Monty (1997) ma sopratutto regista dei bellissimi Machan (2008), Still Life (2013) e Nowhere Special (2020).
In un'Itaca inquadrata come fosse un villaggio vacanze, Ulisse torna stanco, dimagrito e depresso eccezion fatta che sfoggerà arti marziali degne di Ercole, Aragorn e Bruce Lee messi insieme alla prima occorrenza necessaria. Dicesi europudding: produzioni internazionali crocevia di nazioni (qui Italia + Inghilterra) che sembrano minestre riscaldate con grandi attori infilati a caso dentro immagini senza mordente. Fotografia solare e sgargiante, sceneggiatura ridondante, recitazione affettata e retorica. Anche il personaggio di Antinoo, leader dei pretendenti al talamo di Penelope, pare completamente svuotato di desiderio, rabbia e violenza.