Il re bianco, la recensione

Abbiamo recensito per voi la nuova edizione di Il re bianco, graphic novel di Davide Toffolo

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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C'è un gorilla bianco in una gabbia da trent'anni
Che presto morirà di cancro

Copito de nieve, un gorilla albino, è l'attrazione principale dello zoo di Barcellona da oltre trent’anni. Migliaia di persone, nel corso di tre decenni, sono giunte nella città catalana per ammirare l’eccezionalità dell'animale, uno scherzo del destino dovuto da un’anomalia genetica. Strappato dal branco e dalla terra natia in tenera età, il piccolo Fiocco di Neve, divo indiscusso e forte della sua unicità, sembra aver sviluppato un modo tutto suo di intrattenere la folla.

Tra i fan adoranti troviamo un artista italiano, un’anima irrequieta attratta dal magnetismo dell’animale, dalla sua triste storia. La vita del gorilla e quella di Davide Toffolo si incrociano per dare vita alla toccante graphic novel Il re bianco, pubblicata originariamente nel 2005 per Coconino Press e riproposta oggi da BAO Publishing in un’edizione rimasterizzata con una nuova copertina e un’introduzione inedita dell’autore.

Partendo dalla storia vera di Copito e dalla novella Il gorilla albino di Italo Calvino - sarà lui il vecchio sulla nave per Barcellona? - Toffolo tratteggia una realtà storica dalle sfumature fiabesche in cui lanciarsi in digressioni oniriche. Questo è il carattere peculiare del modus operandi toffoliano: l’ampia fase di studio e approfondimento è seguita da viaggi sui luoghi che hanno visto le gesta del protagonista; tutte le emozioni e le suggestioni suscitate vengono raccolte, masticate e rielaborate dalla sensibilità dell’artista di Pordenone per poi finire impresse su carta tramite le immagini e una prosa delicata e intimista.

Nonostante la profondità delle riflessioni, l’autore è bravo ad alleggerire i toni con battute o situazioni surreali, trovate a effetto che strappano un sorriso divertito, per quanto amaro; è stato così per le opere precedenti – Carnera. La montagna che cammina e Pasolini – ed è così anche per Il re bianco, perfetta sintesi del corpus letterario di Toffolo, nonché punto più alto della prima fase della sua carriera.

Sfogliando le oltre cento pagine di questo intenso volume ritroviamo le tematiche principali che l’autore sviluppa da sempre tanto nel Fumetto quanto nella Musica, come frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti: la diversità - ovviamente - come colonna portante, ma anche riflessioni sulla mercificazione dell’unicità (l’esposizione allo zoo di Copito), sulle difficoltà comunicative tra generazioni che spesso hanno pochi punti in comune (esemplificate dalla relazione con Sara, la giovane donna incontrata sulla nave diretta a Barcellona), sulla solitudine dettata dall’ostinata ricerca di una storia da raccontare, dalla testardaggine di sbattersi per diffondere una cultura alternativa, sia essa letteraria, artistica o musicale.

Toffolo si mette a nudo mostrando la dimensione più intima e delicata del suo essere uomo e artista: siamo ancora in una fase di maturazione, ben lontani dal catartico Graphic novel is dead, opera con la quale entriamo in contatto con tutte le sfaccettature della sua poliedrica personalità, perennemente celate dalla maschera che indossa in pubblico. Nello specifico, in questo fumetto il legame tra l’uomo e il gorilla va ben oltre la semplice empatia causata dalla drammaticità della situazione: Copito sta morendo di un cancro alla pelle, ma il parallelismo tra i due è ben più profondo, e fotografa il senso di solitudine e smarrimento dovuto dall’eccezionalità della condizione dei entrambi.

Nei suoi sette capitoli, questo fumetto rimbalza tra Spagna e Africa soffermandosi inoltre in dimensioni immaginarie che vanno al di là dei confini del tempo e dello spazio. Ogni frangente di questo viaggio viene sublimato nello splendido calderone che è Il re bianco, magistralmente caratterizzato dal tratto delicato e sinuoso di Toffolo, che per l’occasione ha vestito la sua opera con un'inedita bicromia di rosa, su cui innestare toni di grigio e il bianco candido - quasi luminescente - di Copito. In equilibrio tra le lezioni di Andrea Pazienza, Magnus e Hugo Pratt, lo stile di Toffolo immortala una storia drammatica giocando con una regia attenta a cogliere primi piani espressivi e anatomie suadenti, in grado di avvolgere il lettore e condurlo in un mondo fantastico.

Un plauso a BAO per la scelta di riproporre al meglio un’opera importante tanto per l’autore quanto per la scena fumettistica italiana.

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