Il Primo Grande Libro di A Panda Piace, la recensione

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Dopo 5 anni di vita sul suo blog, qualche albo pubblicato in libreria da Edizioni BD e in edicola da GP Publishing, alcuni spot animati trasmessi su La 7 e numerosi gadget, A Panda Piace di Giacomo Bevilacqua entra tra le fila della scuderia Panini Comics. Si tratta di un'evoluzione per il buffo animale in via d'estinzione, che adesso potrà godere di una distribuzione su scala più ampia grazie a una delle principali case editrici del nostro Paese.
Panini ha già annunciato una serie regolare a cadenza bimestrale che esordisce proprio in questi giorni, anticipandola però con un volume che racchiude le diverse sfaccettature del protagonista. Il Primo Grande Libro di A Panda Piace riesce nel suo intento di fornire un presentazione completa del personaggio, anche se è difficile credere che qualche lettore non abbia mai visto nemmeno una striscia di Panda in giro per il web, magari condivisa su qualche social network.

Il volume è diviso in tre parti ben distinte: L'Avatar, Il Trittico, I Racconti.
L'Avatar contiene i fumetti pubblicati su Wired, nei quali Panda viene non è il personaggio vero e proprio, ma una sorta di maschera che l'autore utilizza per rappresentarsi mentre parla col lettore, perdendosi in pensieri filosofici profondi o più leggere divagazioni sui piccoli piaceri o le difficoltà della vita. In questa sezione si trovano i racconti più interessanti, pagine in cui Panda mantiene il suo sguardo naif nei confronti del mondo circostante ma esprimendosi con uno stile meno minimalista: anzi, spesso è il testo a prevalere sul disegno, ma non al punto di diventare un peso  poiché che gli spunti di riflessione sono validi.
Purtroppo non si può dire che sia stato fatto un buon lavoro di adattamento nel passaggio dal web alla carta stampata: quello che online si leggeva grazie allo scrolling verticale, ora è stato ridotto a una gabbia abbastanza monotona di vignette quadrate che racchiudono le singole parti, in quella che senza dubbio possiamo definire un'impaginazione priva d'inventiva, che banalizza il fumetto attraverso uno schema che non riesce a nascondere il suo essere una trasposizione forzata.
Il Trittico ripropone alcune delle strisce di Panda (a blocchi di tre, o in alcuni casi di sei), la formula con cui il personaggio è nato e sicuramente quella a lui più congeniale. Qui non ci sono problemi di "trasformazione" da virtuale a cartaceo, ma il problema sta nella raccolta: le strip di Panda, non narrative, funzionano lette occasionalmente ma messe in sequenza alla lunga stancano, soprattutto dopo aver letto pagine più sostanziose. Avrebbe potuto essere una buona idea utilizzarle come intermezzo tra racconti più lunghi, per variare il ritmo della lettura, ma raccolte in un unico blocco arrivano quasi ad annoiare e si desidera passare oltre in cerca di altro.
Per offrire un'alternativa a questi due estremi c'è l'ultima sezione con i Racconti: brevi storie di una o più tavole in cui Panda incontra nuovi personaggi e affronta le situazioni più disparate, con una struttura della tavola che finalmente non è più debitrice dell'origine virtuale, ma è pensata appositamente per la lettura su carta. Il risultato è una via di mezzo tra le storie delle due sezioni precedenti, nelle quali il protagonista conserva il suo mutismo anche se con uno stratagemma che però cambia non poco la sua natura: lo sentiamo infatti attraverso i suoi pensieri, una sorta di voice over che accompagna ogni vignetta, mentre Panda scrive su un diario ciò che gli capita.

Dopo aver letto i racconti brevi siamo curiosi di leggere A Panda piace l'Avventura, per osservare come il personaggio si muoverà in questa nuova incarnazione. Dopo i racconti brevi ci sono le potenzialità per esprimersi in modo efficace anche con più spazio a disposizione, vedremo se il risultato sarà in grado di soddisfare i lettori o se Panda rimarrà più adatto ad essere letto di tanto in tanto sulle pagine del suo blog.
Paper kills the webstrip star?

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