Il premio del destino (prima stagione), la recensione
La potente trovata alla base di Il premio del destino si diluisce in una stagione piacevole ma rea di qualche lungaggine
La nostra recensione della prima stagione di Il premio del destino, disponibile su Apple TV+
La premessa è tanto semplice quanto accattivante: nella tranquilla cittadina di Deerfield compare, all'interno di un piccolo emporio, un macchinario simile a una cabina per fototessere. Chiunque sia disposto a investire due dollari può, una volta sedutosi al suo interno e disposte le mani su uno schermo, ottenere una scheda con sopra scritto quale sarebbe - o sarebbe stata - la via da intraprendere per mettere appieno a frutto il proprio potenziale. Una sorta di veggente elettronico o, in alcuni casi, un melancolico dispensatore di rimpianti in formato tascabile.
Un uomo tranquillo
L'idea alla base di Il premio del destino è, inutile negarlo, di immediata e universale potenza; chi non si è mai domandato se la propria vita sarebbe stata migliore qualora avesse intrapreso una strada diversa? A dispetto di un avvio piuttosto leggero e fresco, già dal primo episodio scorre una linfa riflessiva e quasi filosofica sotto la facciata da comedy della serie di Apple TV+. Lo stesso protagonista, il professore di storia Dusty (Chris O’Dowd), incarna alla perfezione la duplice natura della storia corale che viene narrata nella stagione.
Marito e padre sereno, viene turbato profondamente dalla comparsa del macchinario e, ancor di più, dai vaticini che essa elargisce ai suoi concittadini. L'arrivo della "cabina magica" getta Dusty in uno stato di angoscia che lo costringe a fare i conti con domande alle quali tanto lui quanto molti di noi preferirebbero non dover rispondere.
E se...
Descritta così, Il premio del destino ha tutta l'aria di una serie drammatica, dai risvolti psicologici gravi e segnanti; cavalcando l'onda del what if che è alla base del suo concept, avrebbe potuto essere un prodotto dalle tonalità ben più chiaroscurate. Duole constatare che, al netto del suo fulminante presupposto, si adagia ben presto sugli allori di un'ottima idea di base, accontentandosi di divertire senza sconvolgere.
Chiariamo subito: il cast fa il suo nel trainare la storia alla conclusione - che, senza spoilerare, apre alla seconda stagione già in fase di realizzazione - supplendo ai frequenti cali di ritmo della sceneggiatura. Nessuna colpa è imputabile a questo affiatato coro di voci che lotta per trovare la propria naturale tonalità; sul fronte della scrittura, fin troppo spesso si ha l'impressione che Il premio del destino avrebbe beneficiato di una diversa forma narrativa. Immaginando di porre questa prima stagione all'interno della misteriosa cabina blu, la card che ne sarebbe uscita avrebbe riportato una sola parola: film.
Infinite possibilità
A motivare la scelta di diluire la materia di un lungometraggio in ben dieci episodi, ogni puntata si incentra su un diverso abitante di Deerfield, pur mantenendo Dusty e sua moglie Cass (Gabrielle Dennis) come assi portanti della vicenda. Non tutti gli archi godono di uguale forza drammatica, ma il già elogiato cast permette di osservare questo microcosmo di umani in crisi senza mai cedere allo sbadiglio o allo scetticismo. Giova anche alla riuscita complessiva del progetto una regia frizzante e coerente, funzionale - nella sua semplicità - al piccolo mondo che va descrivendo.
La maggior virtù di questa prima stagione di Il premio del destino risiede, però, nella ricchezza di prospettive che propone allo spettatore; consapevole dell'impossibilità di ridurre il potenziale di un essere umano a una mera scritta su un cartellino, questo tenue racconto esalta le molteplici sfaccettature dell'io, rinunciando alle consolatorie sicurezze del fatalismo. Non c'è risposta univoca ai dubbi dei protagonisti, non c'è strada che possa essere realmente esclusa dall'infinito ventaglio delle possibilità esistenziali; speriamo con tutto il cuore che la seconda stagione di Il premio del destino prosegua su questo tracciato, guadagnando qualche punto in sintesi e in coraggio drammatico.