Il potere del cane, la recensione | Venezia 78
La recensione di Il potere del cane, film di Jane Campion presentato a Venezia 78. Con Benedict Cumberbutch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons
È un film di prime volte, riscoperte e riaffermazioni Il potere del cane di Jane Campion. Non solo perché per la prima volta dopo dodici anni la regista neozelandese torna ad approcciarsi al lungometraggio (l’ultimo fu il meraviglioso Bright Star, nel 2009) ma perché, soprattutto, Jane Campion qui si fa riconoscere per come la ricordavamo e l’abbiamo amata, portando sul grande schermo una sua prima storia con protagonisti maschili, fatta a sua volta di primi sentimentiche ritornano e altrettanti traumi che riaffiorano.
Nonostante non raggiunga le vette poetiche ed emotive dei suoi film precedenti, qui Jane Campion non delude le aspettative. Con il suo consueto spirito contemplativo - attento a particolari, oggetti simbolici e intenzioni dello sguardo - sa riassumere un’intera vicenda in un’inquadratura con la precisione di chi ha rodato il suo stile, sa trasmetterti il disagio e la paura dei suoi protagonisti raccontandoli semplicemente attraverso i loro gesti.
Accompagnato da un’attenzione speciale al suono, che qui è narrativamente centrale (non solo per l’inquietante marcia di Radetzky fischiettata da Cumberbatch) e sorretto dalla colonna sonora di Jonny Greenwood, Il potere del cane aggiunge un importante tassello alla filmografia di una regista che della fragilità umana ha saputo fare un manifesto poetico.
Cosa ne dite della nostra recensione di Il potere del cane? Scrivetelo nei commenti!
Vi ricordiamo che BadTaste è anche su Twitch!