Il Nome Della Rosa 1x03 e 1x04, la recensione
La nostra recensione del secondo appuntamento con Il Nome della Rosa
Non solo detection e scoperta del passato (o del presente) dei personaggi sono rigidamente divise sia dal montaggio sia dalla messa in scena, ma sono anche alternati con una certa rigidità. La dove la serialità moderna fonde le diverse parti, fa in modo che proprio durante l’intrecciarsi (o strecciarsi) della trama il pubblico comprenda in modo fintamente casuale qualcosa sui personaggi, qui l’illustrazione del mondo e dei sentimenti avviene sempre a parte, dopodichè si torna a tuffarsi nei misteri e nella scoperta della verità, come se appartenessero a due mondi diversi o fossero scene dirette da registi diversi.
La tolleranza, la collera, l’amore, la fiducia, il cinismo, il perdono e la sottigliezza sono quel che emerge dalle scene a cui Il Nome Della Rosa si dedica di più. Così corriamo nella biblioteca dopo che Adso e Guglielmo ne hanno illustrato lo schema e le peculiarietà ma stiamo con i due giovani innamorati tantissimo tempo, ci beiamo in vasca e ci sorbiamo un terribile flashback su Remigio e Salvatore, accompagnato da un’esplorazione stucchevole del loro rapporto oggi, fatto di abbracci, metafore e un campionario di sguardi protratti a lungo, mentre la scoperta di un cadavere, il progredire delle indagini e il ritrovamento degli occhiali di Guglielmo avvengono in una scena sola, rapidissima.
Se la RAI cerca davvero il linguaggio moderno da Il Nome Della Rosa non lo troverà mai con questa meccanica alternanza e questa manipolazione così poco sofisticata del mistero del rimando.
Le uniche gioie sembrano darle gli ambienti, perché anche la recitazione (una delle pietre angolari della nuova televisione) in realtà si rivela sempre più scollata, tarata su standard da cinema (cioè sintetica) invece che su quelli della tv (cioè sul mutamento lento e la creazione senza foga di un’umanità varia e mutevole).
A Battiato si capisce piace molto la componente di eccitazione per l’erudizione del libro che sta trasformando in serie. Questa tuttavia funziona decisamente meglio quando è al servizio del fine principale (come era in Sherlock Holmes, il quale fa sfoggio di erudizione sempre in funzione della scoperta di qualcosa per il caso) che quando è al servizio della definizione di uno status per la serie stessa.