Il nido dello storno, la recensione
Il nido dello storno è un film genuino, intelligente, che attraverso la forza di una storia ben raccontata riesce ad emozionare e a dire anche qualcosa di più.
A volte la vita delle persone è colpita da un male irrazionale e insensato. Un evento improvviso che arriva e sconvolge tutto, spingendo chi lo subisce a trovarvi una qualche giustificazione: anche a costo di addossarsi una colpa che non si ha. Questo male è, ne Il nido dello storno, la morte in culla della figlia di Lilly (Melissa McCarthy) e Jack (Chris O’Dowd). Si tratta di un punto di non ritorno che spinge Jack in un istituto psichiatrico e Lilly a una tragica apatia, a vivere in solitudine senza la forza di chiedere aiuto. Ma si tratta anche, parallelamente, del male fisico che uno storno fa a Lilly nel suo giardino, aggredendola ogni volta che si reca nel suo orto. Perché lo fa? È una questione personale o è la misteriosa legge della natura?
Sia che si tratti di singoli oggetti significativi - come un piccolo calzino, una merendina zuccherata, delle pillole azzurre - sia che si tratti di suggerire un’emozione attraverso gesti particolari - la foga con cui Lilly cancella l’impronta della culla dalla moquette, sfregandola con un dito -, Theodore Melfi sa esattamente quanto e come proporli senza risultare banale. Il suo vocabolario visivo è dosato, minimo (due silhouettes che ritornano sono l’unico eccesso che si concede per denunciare la sua presenza) ma è esattamente quanto gli basta per ottenere un film coerente e strutturalmente solido.
Disattende le aspettative, in questo senso, anche il personaggio del veterinario/ex-psicologo interpretato da Kevin Kline. Un personaggio sicuramente centrale per il percorso di Lilly - e quindi per il film - ma che viene un po’ trascurato verso la fine. Forse questa scelta rientra nella sopracitata volontà del film di rifiutare una struttura tradizionale; forse, invece è una mera disattenzione. Per il resto però Il nido dello storno è un film genuino, intelligente, che attraverso la forza di una storia ben raccontata riesce ad emozionare e a dire anche qualcosa di più.
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