Il Nemico Invisibile, la recensione
Risplasmato dai produttori per somigliare al cinema più banale, Il Nemico Invisibile è stato disconosciuto da Schrader ed è buono solo per fare supposizioni
Nonostante risulti regista e sceneggiatore il risultato finale non è imputabile a lui, lui stesso l'ha disconosciuto. Rimontato, rimixato, rimusicato e con una color correction completamente diversa Il Nemico Invisibile non somiglia, dice Schrader, a quello che lui aveva in mente, è un film dei produttori e non più suo. Non a caso il prodotto finito è un film dagli spunti interessanti e gli esiti molto banali, dall'atteggiamento ambiguo nei confronti della CIA e della guerra al terrore, che non sfrutta molto di quel che semina. Si potrebbe facilmente dire che è un film fallito ma più semplicemente è un'opera in cui troppe persone hanno messo le mani.
Non sapremo mai che film aveva in testa Paul Schrader, sappiamo solo che questa parabola d'azione e patriottismo include alcune delle svolte di trama meno canoniche e più inutili di sempre, probabilmente frutto di sessioni diverse di rimontaggio e "sistemazione" del film. Un perfetto esempio del fatto che "strano" non sempre è buono. Nello svolgersi di Il Nemico Invisibile è possibile notare una lotta titanica tra un impianto che sogna il cinema migliore (due opposti, due nemici che si sono massacrati carnalmente, entrambi con un fisico che decade, entrambi prossimi alla morte cercano di non arrendersi e redimersi a modo proprio) ma sceglie continuamente il più banale, quello degli inseguimenti che risolvono tutto e del giustizialismo all'insegna dei valori di una volta.