Il Miracolo: ecco le nostre impressioni sui primi due episodi

Abbiamo visto in anteprima i due episodi iniziali di Il Miracolo, nuova serie Sky ideata, scritta e co-diretta da Niccolò Ammaniti

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"Non capisco." Così il corrucciato presidente del consiglio Fabrizio Pietromarchi (Guido Caprino) commenta l'incontro ravvicinato, in una desolata piscina dismessa e vuota, con la sanguinante Madonnina al centro di Il Miracolo. Non è certo l'unico ad avere dubbi tra i personaggi al centro del pastiche targato Sky, di cui la stampa ha potuto vedere i due episodi iniziali in attesa del debutto ufficiale il prossimo 8 maggio: la confusione scatenata dalla prodigiosa lacrimazione ematica della statuetta diviene specchio - non sempre volontario - della perplessità dello spettatore di fronte a questi primi due capitoli degli otto che ne costituiranno l'arco di stagione.

Senza guastare al lettore il piacere della visione rivelando in dettaglio la trama o le caratteristiche più celate dei personaggi che ne popolano il palcoscenico, possiamo anzitutto dire che sì, come sbandierato con orgoglio dai responsabili Sky durante la conferenza stampa post-proiezione, Il Miracolo non è un prodotto ascrivibile a un genere ben definito; un'ineffabilità che, per chi abbia dimestichezza con la letteratura di Niccolò Ammaniti (qui coinvolto in veste di autore, showrunner e regista), inserisce coerentemente la serie tv nel percorso artistico dello scrittore romano.

All'ostinata ricerca di una bizzarria a tutti i costi, Il Miracolo perde però sul fronte del coinvolgimento emozionale. Seppur supportata da alcune ottime trovate grottesche, risulta - in questi primi due episodi - del tutto impreparata a sorreggere il gravoso carico drammatico che si era proposta di offrire al pubblico: animata da personaggi che oscillano tra macchiettismo (la sciroccata Sole Pietromarchi di Elena Lietti e la frustrata Clelia di Lorenza Indovina) e granitico raccoglimento (il Fabrizio di Caprino e il Marcello di Tommaso Ragno) passando per la fastidiosa mosceria vagamente instupidita della Sandra di Alba Rohrwacher, Il Miracolo non concede mai allo spettatore il privilegio di empatizzare con i propri protagonisti, mantenendolo al di fuori del loro universo emotivo come la piccola fiammiferaia di fronte alla vetrina di dolci.

I dissidi interiori di queste implausibili figure sono sbalzati con la delicatezza di un'accettata alla cieca e rivelano contraddizioni tanto manicheiste da rasentare fin troppo spesso il ridicolo: basti pensare alla gestione del personaggio di Sandra, il cui passaggio da razionalismo scientifico a religiosità ossessiva è affidato unicamente al cambio di scena, senza il lusso di una costruzione narrativa e di un'evoluzione psicologica verosimile. Va leggermente meglio al Marcello interpretato da Ragno, il cui contrasto tra luce e ombra è al centro del colpo di scena più efficace finora mostrato nella serie, inspiegabilmente spoilerato sia in rete che nei materiali stampa ufficiali.

Il comparto attoriale, sulla carta ineccepibile, lascia peraltro emergere sin da subito punti di forza e debolezze impossibili da camuffare: l'impegno innegabile del cast dà esiti più che mai variabili, senza però fare mai del tutto centro. Se Guido Caprino modella per ora il suo premier su poche, dolenti note introspettive che frenano la vena più istrionica dell'attore siciliano, il Marcello di Tommaso Ragno - da anni tra le presenze più luminose che il panorama teatrale italiano possa vantare - coglie nel segno più nei rari momenti di delicatezza che nei frequenti, plateali scatti nervosi. Per il resto, risulta difficile intravedere un senso a performance sgraziatamente sopra le righe come quelle di Lietti e Indovina, ma rimandiamo al prosieguo della storia l'auspicabile giustificazione di queste anomalie o la loro eventuale correzione.

A prescindere dalle oscillazioni qualitative del cast, ciò che però impedisce ineluttabilmente a Il Miracolo di spiccare il volo è un difetto comune a molte produzioni, tanto nostrane quanto straniere. Vi è infatti una ridondante pretenziosità, una tendenza alla verbosità appena tollerabile nella letteratura ed estenuante in un prodotto audiovisivo con siffatti presupposti e pretese. La frammentarietà del racconto non basta a garantire alla serie il pathos a cui sembra aspirare, e dialoghi infarciti di aforismi banali affossano qualsivoglia anelito a un sofisticato realismo magico. Il tono solenne con cui le improbabili perle di saggezza vengono pronunciate cozza con la sciattezza delle situazioni in cui vengono calate, costruite spesso su una simbologia di colposa ingenuità.

Duole dirlo, ma Ammaniti sembra non aver compreso appieno la profonda divergenza tra il mezzo televisivo e quello letterario, a ulteriore conferma del fatto che non basta essere grandi scrittori per tramutarsi in discreti sceneggiatori (si veda il disastrato script di The Counselor a opera di Cormac McCarthy). Chi ha redatto questo articolo segue da sempre con entusiasmo e rinnovato piacere le creazioni dell'autore capitolino, a partire dal barocco pulp di Branchie per arrivare alle più tenui tinte di Io e te, passando per aspri e commoventi romanzi di formazione come Io non ho paura e Come Dio comanda (meritatisssimo vincitore del Premio Strega nel 2007), sempre sorretti da una sensibilità vivida e appassionante: il delicato equilibrio tra realta e surrealtà viene meno in questo esordio, che avanza incerto alla ricerca di un'impronta poetica per ora non pervenuta.

Nonostante ciò, Il Miracolo può ancora aspirare a una redenzione: non dubitiamo che, nei restanti sei episodi, la serie possa presentare spunti interessanti e, perché no, raddrizzare le storture che ne hanno fiaccato l'efficacia in questo traballante esordio. Per adesso, la nostra curiosità resta appesa al fragile filo di un cliffhanger opinabile, che conclude la seconda puntata con una pistola di Cechov tanto telefonata da assomigliare a un cannone di guerra. Affidiamo le nostre speranze alle note di Jimmy Fontana, la cui voce risuona sui titoli di testa: "La notte insegue sempre il giorno, ed il giorno verrà." Per adesso, Il Miracolo si è limitato a brancolare nel buio di una notte confusa e sconclusionata.

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