Il ministero della guerra sporca, la recensione

Il ministero della guerra sporca è un onesto B-movie di guerra che conferma tanto la mano di Guy Ritchie quanto la sua poca ispirazione.

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La recensione di Il ministero della guerra sporca, il film di Guy Ritchie con Henry Cavill disponibile su Prime dal 25 luglio.

Non siamo ancora così stanchi di lui da non riconoscere che c'è qualcosa di commovente nell'amore di Guy Ritchie per i film d'azione di una volta. Il ministero della guerra sporca potrà sembrare la versione sbiadita di Bastardi senza gloria (gruppo di mercenari al di fuori della legge fa strage di nazisti per conto di Churchill). Ma in realtà si avvicina molto di più del film di Tarantino a quelle che erano le sue fonti dichiarate: i B-movie di guerra (italiani e americani) degli anni '70, con quel senso  dell'avventura fumettosa e violenta che in fondo è lo stesso di tanto western e degli Indiana Jones. C'è però differenza fra omaggiare una tradizione e saperla davvero rivitalizzare.

Ormai da anni Ritchie non è più un regista in grado di stupire, al massimo di eseguire con competenza meccanismi narrativi che per stile e tono sembrano sempre più vecchi. Le sgangherate gangster-comedy degli esordi hanno lasciato il posto a un manierismo da narratore retrò (il cui brand si identifica con un'idea di "tradizione britannica") appena più personale della media. La sua ironia, da esprimere un senso di "sfiga" provinciale rispetto agli standard criminali di Hollywood, si è evoluta in un gusto per la battuta spaccona che nei casi migliori funziona (quando hai un Robert Downey jr.) ma è comunque quanto di più allineato e prevedibile per la tradizione in cui si muove.

Il ministero della guerra sporca è esattamente il film che ci si può aspettare da un regista che attraversa una fase così interlocutoria. Non perché sembri fatto senza cuore; Ritchie dà sempre l'impressione di divertirsi a sguazzare nei generi, a scrivere battutacce (un paio di volte si ride di gusto), a filmare azione cruenta, a sbozzare personaggi da fumetto. Il problema, dovendo riassumerlo in una sola parola, è che lo fa in modo troppo generico. Il ministero esegue "bene" le varie tappe dell'avventura bellica: presentazione dei personaggi, reclutamento per la missione, showdown finale. Ma sempre col dito sul manuale, senza spiazzare o trovare soluzioni alternative.

È tutto così, bene ma non benissimo: il cast fa il suo lavoro (belli i baffi di Henry Cavill) ma manca la faccia da caratterista che ti ricordi; l'azione è messa in scena con competenza, ma non tanto da giustificare le lunghe sezioni action del terzo atto. La cosa migliore sarebbero gli intrighi fra il personaggio di Eiza González e il nazista interpretato da Til Schweiger, ma anche lì basta che il pensiero vada per un attimo a Chris Waltz e Diane Kruger perchè tutto si sgonfi (non aiuta il fatto che Schweiger fosse nel cast di Bastardi). Presentazione della squadra omicida? Ritchie inserisce fermo-immagine con fischio morriconiano. Bar che ricorda Casablanca? Ritchie inserisce battuta sull'"inizio di una bella amicizia". Per essere un progetto d'amore si viaggia un po' troppo spesso col pilota automatico..

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