Il figlio di Babbo Natale - la recensione

"L'altro" cartone di Natale è una produzione Aardman che regala umorismo britannico, intelligente e raffinato su un canovaccio più che classico. Per bambini smaliziati e adulti svegli

Critico e giornalista cinematografico


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Sembravano fatti per essere messi assieme il team americano di Piovono Polpette con quello britannico della Aardman (la casa di Wallace & Gromit). I primi hanno dimostrato di essere in grado di portare sullo schermo con efficacia e gusto una sceneggiatura e dei personaggi totalmente demenziali (ma con testa) e i secondi sono decenni che ci mostrano di che pasta è fatta l'animazione più intelligente su piazza (dopo quella di Matt Groening).

Nasce così (più o meno) Il figlio di Babbo Natale, la vostra alternativa demenziale al cinema natalizio. Nonostante infatti incorpori tutte le caratteristiche del tipico film di Natale (il più iconico dei protagonisti in locandina e nel titolo, la più tipica delle storie come contenuto: "Babbo Natale va in pensione, chi lo sostituirà?"), questo gioiellino della Sony Animation (dopo Surf's Up e Piovono Polpette ufficialmente l'adorabile underdog dell'animazione statunitense) è un film molto adatto agli adulti o ai bambini più smaliziati.

L'umorismo colpisce a più livelli e se sfrutta in tutto e per tutto figure archetipe, lo fa per andare a scoprirne quegli ambiti mai esplorati che più si collegano alla realtà delle cose. Il nonno simpatico ma autenticamente bastardo, la mamma relegata a comparsa ma infinitamente più abile del papà, il fratello efficiente ma incompreso e un geniale lecchino. Ancora a fare di contorno un esercito di freaks e emarginati non troppo diversi da quelli che si incontrano nella vita come l'elfo che impacchetta i regali, a metà tra il punk fuori tempo massimo e il semplicismo di provincia.

A dominare su tutti però è Nonno Natale, reduce di mille Natali battaglieri, avverso alle modernità con cui si consegnano i regali oggi, abituato a tramortire bambini, lavorare con elfi ubriachi e consegnare sotto le bombe. A dimostrazione ulteriore della sapienza cinematografica di questo team è lui, il personaggio più divertente e interessante, la testa d'ariete attraverso la quale Il figlio di Babbo Natale porta avanti il suo discorso più serio (che non è quello "trova il tuo destino" che la trama sbandiera) sulla violenza dell'antimodernismo, la ridicolaggine dei bei tempi andati e le colpe delle generazioni passate sulle generazioni più giovani. Le medesime idee che in controluce si potevano leggere in Piovono Polpette.

Se c'è un cartone che dice quel che mi sarei voluto sentir dire a 11 anni è questo.

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