Il Divino, la recensione

Abbiamo letto e recensito per voi Il Divino, graphic novel di Boaz Lavie, Asaf e Tomer Hanuka edita da BAO Publishing

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Rome wasn't built in a day. Lo dice una canzone dei Morcheeba piuttosto famosa una quindicina di anni fa (o giù di lì) e prima ancora un adagio frequente in lingua anglosassone. Roma, per farla così bella, per farla città eterna, non l'hanno costruita in un giorno. Non si può pretendere di realizzare un capolavoro se non ci si prende il tempo necessario, pur avendo a disposizione un'idea meravigliosa, una storia realmente accaduta da cui prendere ispirazione che superi la fantasia, un talento narrativo per immagini assolutamente fuori scala. Ci vuole tempo.

Asaf Hanuka il fratello gemello Tomer e lo scrittore Boaz Lavie sembrano volerselo prendere tutto, questo tempo, nelle prime pagine di Il Divino, il loro volume edito da pochi giorni da BAO Publishing. La vicenda di Mark, tecnico di esplosivi con scrupoli morali e qualche necessità di ordine economico, si apre con una costruzione paziente delle ragioni del nostro protagonista, dei motivi per cui lo ritroviamo, proseguendo la lettura, nella selvaggia regione fittizia del Quanlom, sorta di Birmania/Vietnam/zona-di-guerra orientale dove sarà impegnato a far esplodere vulcani per molti soldi poco puliti. Facciamo la conoscenza di Mark attraverso le sue paure, le sue speranze, quelle di sua moglie in attesa di prole.

Poi, ecco il viaggio pericoloso e insidioso al seguito di un collega spaccone e senza scrupoli, ecco Mark che, coerente con ciò che sappiamo di lui, non scende a compromessi con la sua morale quando c'è di mezzo l'infanzia, la gente, la sofferenza. Ed eccolo anche, sfortunato, rimanere coinvolto nella battaglia di due bambini guerriglieri, ispirati ai gemelli (proprio come Tomer e Asaf Hanuka) birmani resi famosi nel 1999 dalle tragedie del loro paese: si tratta di Johnny e Luther Htoo, che guidarono l'Esercito di Dio, poco più che dodicenni, contro le truppe del governo birmano che opprimeva il loro popolo, i Karen. I due fratelli di Il Divino, sono tabagisti seriali e spietati guerrieri come gli Htoo, ma hanno poteri magici oltre che convinzione, coraggio, sagacia e una storia dolorosa alle spalle, di infanzia depredata e violata, scomparsa troppo in fretta tra le esplosioni e il sangue.

Mark dovrà scegliere da che parte stare e sceglierà coerentemente con il personaggio che conosciamo, ben costruito dagli esordi, ben caratterizzato dagli autori. Il problema? Mark solo in parte riesce a mantenere il suo ruolo di vero protagonista della storia e, purtroppo, se delle ragioni del suo antagonista principale sappiamo poco, meno ancora riusciamo a stabilire un contatto con i due fratelli che, tra azioni di guerra cruente, sfoggio di poteri soprannaturali, dialoghi ridotti all'osso per far spazio alla rappresentazione del conflitto, si prendono la scena in maniera preponderante, senza mai coinvolgerci emotivamente in modo convincente.

Peccato, perché c'erano tutti quanti gli elementi necessari a rendere Il Divino una delle migliori letture dell'anno e non solo un buon fumetto che vince, ma non convince fino in fondo. Vince perché gli Hanuka sono due talenti impressionanti, come ci aveva in qualche modo promesso il volume di Asaf, il bellissimo KO a Tel Aviv. La potenza visionaria, l'originalissimo e convincente uso dei colori e il talento narrativo di cui vi abbiamo parlato in quella recensione sono intatti sia nella prima che nella seconda fase del volume. Ma, soprattutto quando Mark sbarca in zona di guerra, sembrano essere l'unica ragione di interesse della storia, tanto che la sceneggiatura quasi si ritrae per mettersi al servizio delle splendide immagini.

Con il risultato di trasformare Il Divino in un volume interessante, splendido da vedere, ben confezionato, ma non esattamente coinvolgente. Peccato, perché il tutto è corredato da un finale che riesce a fermarsi esattamente a un passo dalla retorica, traguardo di equilibrismo narrativo difficilissimo da raggiungere in una storia di questo genere. Si tratta, comunque, di una lettura adulta e che ci sentiamo di raccomandare, magari a lettori più capaci di noi e meno esigenti quando si tratta di farsi coinvolgere dalle personalità dei personaggi. Continueremo a seguire gli Hanuka che, in Il Divino, confermano di essere tra gli artisti più interessanti del fumetto internazionale. E vi consigliamo di fare altrettanto

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