Il discorso perfetto, la recensione
Il discorso perfetto di Laurent Tirard è una commedia sorprendente, che con una storia semplice e una messa in scena strepitosa strappa molte risate ma comunica anche una forte consapevolezza di ciò che vuole raccontare.
Vorrebbe disperatamente poter manipolare il tempo Adrien (Benjamin Lavernhe), da quando la sua fidanzata Sonia (Sara Giraudeau), con uno sguardo comicamente esausto, gli ha annunciato di voler mettere in pausa la loro relazione. Da quel momento, che avviene subito nel fulminante incipit di Il discorso perfetto, il regista e sceneggiatore Laurent Tirard accompagna il disperato Adrien con uno spirito di divertita - e molto divertente - empatia nel tentativo maniacale di questo di ricapitolare una vita di insicurezze ed errori imbarazzanti, raccontata quasi interamente per aneddoti e immaginata per “se”.
Ecco, proprio quel voler controllare ciò che non si può (ciò che gli altri pensano, fanno e, appunto, il tempo in generale) diventa in Il discorso perfetto non solo il nucleo tematico ma l’idea plastica di messa in scena. Questa è infatti costruita su un’impalcatura strutturale assurda e meravigliosamente improbabile, fatta di spazi paradossali: pareti che si infrangono con il tocco di una mano, stanze che si polverizzano, luoghi che lontani che si avvicinano con un uso sapiente di colori e luci. Laurent Tirard fa in questo senso un lavoro sopraffino, e il modo solido e coinvolgente in cui ci guida in questa geografia esilarante riesce a calarci completamente nel suo caos comico.
Benjamin Lavernhe si presta fantasticamente a questo gioco di irrealtà, e qui la sua capacità comica sta nell’equilibrare perfettamente un fiume impetuoso di parole (senza rabbia, ma con un dispiacere tragicomico) con il minimalismo della sua espressione: quasi fosse un personaggio a fumetti in carne ed ossa, disegnabile uguale a se stesso all’infinito.
Il tono è divertito e leggero, la premessa semplicissima e l’esito prevedibile, ma questa è la partita che vuole giocare Laurent Tirard, e la vince a mani basse. Perché in tutto questo tripudio scenico il messaggio di Il discorso perfetto non viene oscurato e anzi arriva con una profondità disarmante, declinandosi in una verità che suona più o meno così: l’imprevisto fa parte della vita, bisogna accettarlo con serenità.
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