Il Dilemma - la recensione

Il Dilemma non è niente se non una collezione di gag di cui solo alcune davvero convincenti, commedia opera di uno dei registi più sopravvalutati degli ultimi anni...

Critico e giornalista cinematografico


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Tutto il cinema di Ron Howard si basa sui dilemmi. E' uno di quegli elementi che contribuiscono ad alimentare la sua fama di "regista classico" e contemporaneamente uno dei molti espedienti con i quali il regista di alcuni tra i film più sopravvalutati degli ultimi anni maschera la pochezza delle proprie idee.

Nell'episodio dei Simpson "When You Dish Upon A Star" Ron Howard propone ad alcuni executive di una casa di produzione idee assurde per un film, ogni volta cambia eventi e personaggi ma lascia immutato il concetto che il protagonista sia dilaniato da un dilemma che lui reputa commovente ma in realtà è stupidissimo. All'ultima malsana idea (suggeritagli da Homer) gli executive ovviamente gli daranno il via libera consegnandogli un sacco pieno di soldi (e parte la musica di Happy Days).

Probabilmente è andato così il pitch di Il Dilemma, il ritorno alla commedia dopo più di dieci anni per un regista che, rispetto a prima, è ora considerato uno degli autori di Hollywood (e ha anche diversi Oscar a supportare la tesi). Tutto si basa sull'idea che il protagonista debba decidere se raccontare o meno al suo migliore amico di aver visto la di lui moglie baciarsi con un orrido tatuato. La cosa getterebbe l'amico nello sconforto proprio quando i due stanno lavorando ad un importantissimo progetto che potrebbe cambiare (economicamente) le loro vite. La reticenza a svelare il segreto causerà la girandola di gag che caratterizzano il film come commedia e soprattutto svelerà un universo di menzogne che si reggeva in perfetto equilibrio.

Nulla di nuovo. Il segreto del film sta tutto nella scelta di due collaboratori che da tempo hanno intrapreso un percorso di analisi della crisi di coppia.

Da una parte c'è Vince Vaughn, che negli ultimi anni con Ti odio, ti lascio, ti..., L'isola delle coppie e Tutti insieme inevitabilmente ha indagato a modo suo i rapporti uomo-donna contemporanei, il quale è protagonista assoluto di un film che viene venduto come una bromance. Il suo ruolo sovrasta sia quello di Kevin James che quello di Jennifer Connelly (nel film la sua fidanzata) rendendo Il Dilemma di certo non una bromance ma nemmeno una commedia sentimentale, solo un assolo in cui Vaughn dimostra davvero molto impegno e dedizione. Purtroppo malriposti.

Dall'altra c'è Allan Loeb, sceneggiatore di Due cuori e una provetta e Mia moglie per finta, responsabile di una sceneggiatura che, pur negando i ruoli classici dei comprimari accanto al protagonista, riesce a cesellare dei piccoli ruoli azzeccati e divertenti, tra i quali spicca l'amante tatuatissimo e sentimentalmente instabile di Channing Tatum.

Il problema di Il Dilemma però è come Ron Howard metta insieme tutto questo in un film che pretende di volare più alto della media delle commedie, mentre non riesce nemmeno ad arrivare alla sufficienza. La sua pretesa continua di mettere in mostra se stesso attraverso una regia dalla mano pesante (punti di vista inusuali, stacchi fulminei ed inutili su ricordi e racconti immaginari desaturati, grandi scene di massa...) si scontra con l'esigenza che lo script avrebbe di una regia invisibile e funzionale alla storia.

Così alla fine Il Dilemma non è niente se non una collezione di gag di cui solo alcune davvero convincenti. I personaggi secondari non hanno spessore o interesse e il dilemma del titolo (quello che dovrebbe smascherare una realtà ipocrita) è più ridicolo e bambinesco che intrigante. Materiale che poteva essere buono per un film spensierato e divertente ma pessimo per le aspirazioni di Ron Howard.

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